ne è il destinatario
nessun altro dovrà raccoglierle
sono state scelte
una a una, una tela
che il prato aveva disteso
per la sua festa.
Il ricordo e l’affetto di certi amici è spesso legato alle abitudini, agli incontri, alle occasioni attraverso cui li viviamo, e scopriamo che sono divenuti insostituibili per le nostre vite. Ogni volta che penso a Piera Mattei – alla sua dolcezza, alla straordinaria limpidezza intellettuale del suo pensiero – certi luoghi si ridisegnano immancabilmente davanti agli occhi, e con essi, certe sensazioni, certe emozioni, certi ricordi.
Roma, anzitutto. La stuporosa meraviglia di questa città. E via Giulia, con la teoria dei suoi antichi palazzoni di pietra, sui cornicioni dei quali vecchi angeli cinquecenteschi continuano a vorticare in una chimerica danza di luce e di splendore. E Campo dei Fiori, ma non quella turistica e ultra affollata delle orge notturne dei sabati e delle domeniche di festa, ma la piazza dei silenzi e delle solitudini meridiane, dove canta l’acqua e il raschiare dei gabbiani è un diapason di elegante cristallo, oltre il quale la città pare sul punto di svegliarsi, sulla cantilena di antiche nenie popolari.
I luoghi della nostra amicizia ruotano intorno a questa parte magica e profodamente suggestiva della capitale, e si legano alle passeggiate che nel corso degli anni hanno costellato gli appuntamenti, gli incontri, le vitali chiacchierate sulla letteratura, sull’arte, sulla volgarità dei tempi che tutto offusca. Discorsi lunghi quanto le notti, appassionati, e vari quanto varia e complessa è la produzione stessa di Piera Mattei, espressa attraverso paradigmi e linguaggi differenti, che vanno specificamente dalla poesia alla prosa, dalla saggistica al giornalismo, alla traduzione, al teatro, e ancora alla fotografia e alla rappresentazione pittorica.
Tutto sembra confluire in un tratto espressivo unico, lucido, originale, che sceglie di volta in volta le occasioni migliori - le più naturali - per esprimersi, per divenire sigillo d’arte. C’è sempre un’ispirazione, un dettato psichico impulsivo dietro queste manifestazioni della parola. E quasi mai un progetto unico, lento, studiato e protratto nel tempo.
Mi piace aprire la mia riflessione con una delle più belle poesie della sua ultima raccolta (Oleandri, in L’equazione e la nuvola, Manni 2009), dove gli spazi della mente si tramutano velocemente in ascolto, e la parola sembra prenderci per mano, portarci con sé, condurci in un altrove che solo il poeta può percepire nella sua ideale portata. La poesia è questo: un'intuizione profonda, una luce che sale dalla voragine e che si spande, parlandoci di mondi lontani.
“non dalla finestra nell’aperto / vedo oleandri // sono solo immagini della mente / oleandri ad albero // offrono la loro ombra rosata / a un gatto striato // e vedo – giacché la mente può questo - / vedo del gatto i pensieri // li leggo quasi fossero stampati / nell’impercettibile / movimento delle orecchie // si prepara a occupare / più comodi spazi dentro la casa / e ancora di più nella mia mente”.
Piera Mattei si esprime per “immagini della mente”, e la penna intinta nella densa materia pulsante della realtà si colora tutto d’un tratto di sfumature nuove, accensioni della durata d'infiniti istanti. Sono solo questi attimi, questi barlumi luminosi e perfetti a raccontare l’immane complessità dell’essere, atomi di incanto o di sgomento che si aprono e chiudono tra le righe lasciandoci percepire l’impossibilità di una trama narrativa unica, compatta, forzata dalla volontà uniformante del creatore.
La durata della visione è puramente percettiva, ed è quello che rimane di questa improvvisa luce dopo l’accecante risalita, laddove le linee del pensiero sfumano già in memorie, in allucinazioni, in voci lontane, che la pagina ha il potere di fissare. Come quelle delle fanciulle rappresentate in Gli alberi di Rodin, lirica di una bellezza indescrivibile, che testimonia la profonda aderenza della parola alle immagini interiori cristallizzate.
“Il canto dei volatili animali / rende sicure le fanciulle / che siano veri alberi quei giganti / disciplinati che graziosi fremono / insieme dal basso verso l’alto / e filtrano luce / brillata dal temporale notturno. / Troppo belli perché godendo già di se stesse / non li ignorino le fanciulle. / Così la notte chiudendo i cancelli / si lasciano andare, scompongono / i rami, ripensano / le fanciulle che per compito abbozzano / sui taccuini i nudi corpi virili. / Sussurrano: / “Oh, noi, gli alberi, / siamo le statue più belle!”, / a vicenda si adulano.”
Immagini estremamente vivide sono anche quelle che costellano gli intelligentissimi racconti di Melanconia animale (Manni, 2008), nei quali l’idea dell’attraversamento detta un vero e proprio principio di poetica, e le possibilità del caso – e delle incredibili geometrie che esso determina nella vita accidentale degli individui – guadagnano una centralità creativa nelle esperienze narrate dall’autrice, permeandole di lucide percezioni che diventano l’essenza stessa della contemplazione. Oltre questa contemplazione si aprono i territori freddi della morte, che pure gli animali avvertono, contagiati dalla millenaria frequentazione degli umani. Ci tocca, ci sconvolge, ci addolora pertanto la quieta malinconia delle bestie, semplice e muta, dotata di distaccato decoro, bella, sottile nei suoi intenti, mai sguaiata nei modi e nelle cifre.
Se ripenso ai luoghi – i luoghi della città, i luoghi dell’anima – non posso non ritornare alle pagine di uno dei testi più deliziosi della Mattei: I poeti e la città (Il bisonte 2009), serie di brevi saggi dedicati ai grandi poeti del passato, in rapporto alla città eterna che ha fatto da cornice, da nutrimento, da sfondo alla creazione delle loro opere. Bachmann, Palazzeschi, Rilke, Tasso, Keats, Alfieri e Metastasio: sono solo alcuni degli artisti intorno ai quali la penna colta e puntuale dell’autrice si è soffermata, con un piglio fortemente narrativo, e quel rispetto per i dati biografici e la verità storica dei testi che da sempre caratterizza per qualità e finezza ogni suo scritto.
Fascinazioni che tornano in alcuni dei suoi precedenti lavori, come la raccolta di racconti Nord (Manni 2004), e ancora i versi de La materia invisibile (Manni 2005). C’è una vita nascosta, misteriosa, pullulante, che le parole hanno il potere di riportare alla superficie della coscienza.
“Le parole come gli amanti / si trattengono nell’ombra / finché le snida la passione / in piena luce rotolano / come lacrime / trasparenti.” (Le parole).
Quando penso alla produzione di Piera Mattei, prima ancora dell'ammirazione per la sua poliedricità e la vasta cultura che permea ogni suo lavoro letterario, un sentimento fondamentale è quello che mi colpisce: il grande rispetto per la verità, e l’impegno laico incrollabile nel suo ricercarla, laddove essa si annidi, sotto qualunque strato di menzogne, al di là delle facili mode di stagione, dei luoghi comuni più beceri del momento, in una volontà precisa, eterogenea, sicura, che si forgia sulla tradizione critica della scienza e sul gusto del bello, binomio che malamente si coniuga con la volgarità imperante del nostro tempo.
In qualche misura Piera Mattei preferisce rimanerne fuori. Preferisce essere altro. La ammiro molto per questa sua scelta radicale e salvifica. Preferisce coltivare la propria vocazione alla bellezza senza lasciarsi intimorire dai facili proclami del mondo editoriale, prestando impegno a un giuramento solido verso se stessa e verso la propria onestà intellettuale.
Le nostre passeggiate raggiungono i luoghi, li sfiorano, li rasentano, ma poi sentono il bisogno di evadere altrove, come fumo, o pioggia, tramutandosi in immagini che mi piace serbare a lungo dentro di me, dopo averla salutata sulla porta di casa. Ogni volta è un rituale che si ripete, che rimanda alla prossima occasione d'affetto. Alcune di queste immagini sono vive, le sento palpitare come i girini della poesia, sotto ali di vento. Molte sono divenute la sostanza risonante della sua letteratura.
Partiamo dall'essenza più intima della tua arte. La tua è una scrittura fatta di situazioni, di spunti momentanei, di accensioni, in un certo senso priva di un filo sistematico. Tutto questo nasce da una precisa volontà di poetica?
Caro Luigi, come sai, pubblico raccolte di racconti brevi, di poesie, di articoli e saggi critici, mescolo spesso i vari generi tra loro. Ho parlato più volte con te di questa mia convinzione: c'è bisogno di molto studio e disciplina per arrivare alla nota giusta, al gesto essenziale. E rispondo con una domanda alla tua domanda: cosa intendi per volontà poetica? Un progetto esterno, volontaristico, a priori? No, non c'è per me, e non può esserci. Penso che la scrittura sia la voce stessa del suo autore. L'esperienza, lo studio, la cultura ne sono un presupposto essenziale, ma per chi legge devono risultare assolutamente inavvertibili, altrimenti si comunica solo il ridicolo. La mia scrittura è sempre molto attenta a evitare sottolineature, aggettivazioni eccessive. Cerco di mantenere superlativi e enfasi a livello zero. La meraviglia per quanto ho visto o sentito e voglio comunicare deve scaturire dalla pagina. E' sempre lo stesso discorso, non deve apparire la preparazione, lo sforzo, come diceva Borges deve sembrare che la pagina si sia scritta da sé. La discrezione come regola della scrittura. Come altre volte ti ho detto: se dovessi scegliere tra il fatto di pubblicare un libro che sia inserito nelle classifiche dei più venduti, o rimanere a lungo nella mente di un solo, per un'immagine o una frase assolutamente legata alla mia voce, di gran lunga preferirei la seconda alternativa. Credo però che chiunque abbia la pazienza di leggere i libri che ho scritto riesca a riconoscere la mia voce, a trovare quella profonda coerenza senza la quale non c'è scrittura. Questa coerenza non è progettuale. E' il dono della scrittura, che implica disposizione, "lungo studio e grande amore". Ora, non proprio contro corrente, ma contro la moda o la passione del romanzo lungo, oltre alle mie argomentazioni, vorrei citare quelle di scrittori noti come Sebastiano Vassalli, già autore di romanzi ad ambientazione storica che afferma nell'introduzione al suo ultimo libro di racconti che quella misura gli sembra oggi, più del romanzo, adatta a dire il presente. Anche Giulio Ferroni trova che la misura del racconto riesca a "toccare più da vicino il senso della globalizzazione puntiforme in cui siamo catturati", che la forma "breve del racconto, guardato spesso con sospetto dagli editori, sia oggi la più adatta a toccare la frammentarietà e la pluralità dell'esperienza" che "proprio nel proiettare a diversi livelli questi frantumi… il racconto si fa carico della residua possibilità dello stile e della ricerca linguistica". Ferroni cita poi i nomi storici di Calvino e Manganelli, ma aggiunge quindi Celati, Tabucchi, Pier Vittorio Tondelli, Ermanno Cavazzoni, Antonio Debenedetti e molti altri contemporanei. (Giulio Ferroni – Scritture a perdere - la letteratura negli anni zero, Laterza editori). Quanto alla mancanza di un filo sistematico, mi riconosco piuttosto, come già ti dicevo, la disponibilità alla contaminazione, viva oggi in numerosi autori.
La scrittura narrativa, quella saggistica, la poetica, e ancora la pittura, la fotografia, la recitazione. Quale di queste diverse anime prevale sulle altre, o comunque rappresenta maggiormente la tua vocazione artistica?
Potrei dirti anche che canto come un usignolo, ma solo quando sono per conto mio? Allora? questo non conta, non contano le attività en amateur, anche se dovessi raggiungere lì un livello alto. E poi ho recitato solo quando si trattava di una regia in scena, di mettere in scena un montaggio di testi con allieve-attrici di lingua francese, che intendevo così trascinare verso una passione per la letteratura italiana. Quanto alla fotografia, sono veramente una dilettante. Devo sottolineare qui che ritengo la consapevolezza essenziale a ogni forma di arte, alla scrittura in particolare, per questo, credo, si sono sempre destinate al fallimento le prove di scrittura automatica. Se trovo una bellissima pagina di un diario dimenticato, non può trattarsi di un'opera, lì non c'è un autore, c'è solo di un fortunoso o fortunato ritrovamento. Victor Hugo amava dipingere a inchiostro, ma resta uno scrittore che dipingeva. Amo le mie pitture ad acqua su carta di riso ma, vedi, non mi sono, fino a qui, mai proposta in una mostra e non so se lo farò mai. La mia identità è nella scrittura. Quale genere di scrittura? Questo è secondario, credo. Del resto i generi possono mescolarsi tra loro e di fatto lo fanno, non da adesso. Per esempio, con termine di nuovo conio, parliamo di autofiction, cioè della scelta di non attenersi strettamente all'autobiografia o al frammento autobiografico, ma neppure a un racconto del tutto fittizio, come spesso ho fatto nella mia ultima raccolta Melanconia animale. Nonostante il nome nuovo, dobbiamo constatare che il genere ha radici antiche, e ha un esemplare eccellente nella Recherche proustiana, dove il narratore Marcel corrisponde solo in parte all'autore, intrecciando dati della sua esperienza con l'invenzione. Quanto poi alla commistione di spunti critici, diario, e brani creativi c'è stato un libro straordinario nell'Ottocento che continuamente li intrecciava e si chiama Zibaldone. Ma venendo alla cronaca, quanto alla commistione di critica e narrazione, ho letto di recente un'intervista a Emanuele Trevi e Armando Colasanti. Il primo afferma: "Il dualismo critico/scrittore non ha senso, praticare la specializzazione impoverisce". Ancora più drastico Colasanti: "Solo la stupidità divide prosa da poesia, critica, cinema, teatro: lo spirito usa tutti gli idiomi… La nostra grande tradizione è fondata sul superamento dei generi… Ma oggi si legge proprio il genere." Condivido se non il tono piuttosto aggressivo, certo il contenuto di queste dichiarazioni (Leggere: tutti, maggio 2010).
Ritieni che questa scelta di eclettismo appartenga anche a un determinato modo di concepire la propria persona e il proprio universo esistenziale?
Nella mia vita non c'è alcuna scelta di eclettismo. Da sempre, ancora da prima che cominciassi a pubblicare, ho sentito il mio destino nella scrittura, anche se, ancora oggi, mi lascio tentare da varie forme di espressione. Come dicevano i greci? Kalagatòs. Quanto è bello è etico. Quando ho dovuto scegliere i miei studi ho preferito la filosofia agli studi letterari. Avevo la presunzione di saperne già abbastanza di letteratura. La riflessione sul nostro posto nel mondo, accanto agli altri viventi, è molto presente nei miei libri. Sento molto fortemente i rapporti tra arte, etica, scienza, religioni. Devo dire tuttavia che un discorso esplicito circa l'impegno non riesco a inserirlo nei miei racconti e nelle mie poesie, l'enfasi e lo scrupolo di contestualizzare mi trascinerebbero. Mi ritaglio per questo altri spazi, come la rivista on line Lucreziana 2008.
Il tema del viaggio rappresenta una costante della tua produzione letteraria. Viaggi fisici ma pure viaggi spirituali, interiori, spostamenti intorno ai concetti di luogo e tempo. Che rapporto ha Piera Mattei con questa dimensione? Cosa significa andare incontro all'altrove?
Ho parlato molte volte del tema del viaggio, anche nelle note che spesso accompagnano i miei libri. Perciò, per non ripetermi preferirei qui farmi prestare la voce da Ernestina Pellegrini, professore di Letteratura contemporanea all'Università di Firenze, che alla presentazione del mio ultimo libro di poesie presso l'Archivio di Stato di quella città ha detto tra l'altro: "I luoghi sono anche al centro di L’equazione e la nuvola, una raccolta di poesie che è, a mio giudizio, il libro più importante, più interessante della scrittrice. I luoghi, lo spazio, la natura, i suoi abitatori notturni e diurni, i cieli attraversati da nuvole, abitati da dei pagani come da angeli: Erice, la città di Venere Ericina, Naflio (nell’Argolide), Agadir, in Marocco; Duino, Milano, Nervi, e poi Parigi, Chicago, Miami. Architetture che variano, faune e flore molteplici, che sono veri, concreti, palpabili, ricostruiti in delicatissime mappe immaginarie, in un impressionismo senza sbavature (c’è – come dire - una geometria delle impressioni; un nitore di marca quasi orientale; quasi da haiku passato dentro l’arte di Monet). Del resto si sa dell’interesse profondo di Piera Mattei per l’arte e la letteratura giapponese, così come il suo amore per la letteratura e l’arte francese. Sono paesaggi descritti con la precisione minuta del dettaglio, colti nella dimensione raccolta ed effimera della quotidianità; eppure questi luoghi hanno sempre una qualità e una luce metafisica, risultano elegantemente impalpabili, delicatissimi, e sono mossi da un’attrazione siderale per ciò che è al di là. La nuvola e l’equazione, appunto, la natura e la scienza. Comunque c’è sempre un punto di fuga nella poesia verso l’oltre. Tutto è comunque presentificato. Non c’è memoria: c’è l’attimo e c’è l’eterno nei paesaggi di Piera Mattei".
E' una dimensione che appartiene anche alla tua esperienza di vita? Ci racconti qualcosa dei tuoi personali luoghi dell'anima o di quelle città dove hai vissuto e di cui poi hai scritto?
Vorrei che quanto scrivo parlasse per me. Non sono molto portata a narrarmi, anche se la più viva attenzione di chi ti ascolta, lo so, si accende al racconto delle vicende personali. Dalle città e dai libri raccoglie racconti di viaggio e critiche alle letterature che i luoghi dove ho viaggiato esprimevano. Più recentemente I poeti e la città descrive invece i segni che i poeti hanno concretamente lasciato, nelle strade, nei palazzi, negli spazi urbani dove hanno vissuto. Ma anche nei libri di racconti, soprattutto in Nord e in Melanconia animale chi scrive o parla è spesso in viaggio.
Qual è il tuo rapporto con la realtà? La scrittura ha il potere di ricrearla, o preferisci semplicemente fotografarla, metterla a nudo secondo la tua percezione?
La scrittura inventa la realtà, sempre. Nel senso etimologico. Trova quello che altri non sa trovare o non vede, e lo addita. Anche Flaubert, certo non faceva sentire "molto" il suo giudizio su Madame Bovary, anzi s'identificava, ma non nell'accezione patetica di tanta letteratura di oggi. Infine la fotografia stessa non è che un modo di vedere quanto ti è presente. Scegli un'angolazione, una luce, poi anche lo strumento fa la sua parte. Una foto non è mai una copia della realtà. Tentativi di riprodurre esattamente la realtà come alcuni decenni fa l'école du regard, producono un effetto opposto perché la scrittura ha tempi diversi dalla fotografia e, quanto più è dietro a riprodurre i movimenti dell'occhio, tanto più perde terreno, si dilunga tradendo la simultaneità. Comunque riprodurre la realtà è sempre stato lontanissimo dal mio modo di sentire. Io vedo sempre aldilà, immagino storie, delle quali solo alcune ne scrivo. A tutte le ore del giorno varie storie suscitano la mia sorpresa. Non come certi scrittori che cercano intenzionalmente le avventure come materia per la loro scrittura. Quelli li trovo un poco perversi e pericolosi.
Ci sono autori ai quali rimani maggiormente legata e che sono stati insostituibili nella tua formazione intellettuale?
Alcuni nomi li ho fatti già fatti: Barthes, Borges, Flaubert. Eppure tutti questi sono venuti in un secondo tempo. Da bambina leggevo libri d'avventura e poi i grandi russi, ma più di Tolstoj o di Cechov, di cui ora adoro la scrittura, amavo allora Dostoevkij e non escludo che sia cominciata da lì una mia tendenza alla riflessione sul ruolo della religione nell'etica. Poi, con gli studi di filosofia si è consolidata l'ammirazione per la scrittura aforistica di Nietzsche. Umano troppo umano è ancora tra le mie letture preferite. Mi rendo conto di avere fin qui trascurato le donne. Allora cominciamo con la "divina dolce ridente Saffo", letta al liceo nella versione di Quasimodo, ma ancora prima tradotta, sia per compito che per passione, dal testo originale, con meraviglia ed emozione per la grazia libera e perfetta di quei frammenti. E poi ho continuato così, privilegiando nelle donne la poesia. Quindi Dickinson, direi meglio conosciuta che più amata della Woolf. Infine devo dirti che oggi, dopo molti anni come coredattrice di una importante rivista di poesia, mi trovo a leggere molta bella poesia scritta da donne. Anche se poi – questo è un discorso grave – poche donne figurano nelle antologie.
Il tuo massimo amore rimane Dante Alighieri. Come nasce questa passione e quanto ha influenzato nel tempo le tue scelte, i tuoi percorsi creativi? Cosa diresti ai giovani che non lo conoscono o che spesso mistificano o sottovalutano la sua figura?
Non solo il mio massimo amore, ma un autore riconosciuto come massimo dalla letteratura mondiale. Proprio oggi leggevo una rivista di poesia argentina contemporanea dove Dante era citato a più riprese, con il massimo rispetto e una totale passione. Certo, Dante. La Vita nuova, per esempio e il Convivio. Esemplarmente la letteratura italiana comincia così, con testi dove prosa e poesia, autobiografia e finzione s'intrecciano con estrema naturalezza. Quale esempio più alto si può trovare, di commistione tra racconto autobiografico, storico, di verità e al tempo stesso d'invenzione assoluta della Commedia? Dante ci conduce con lui nei regni dell'aldilà, ed è tutto verissimo solo nella sua altissima immaginazione. Eliot, Borges lo hanno studiato appassionatamente e miracolosamente si sono innamorati del testo originale ancora prima di conoscere bene la lingua italiana. Qualcosa di simile, di quasi magico è avvenuto a me. Dicevo che non amo parlare di episodi della mia vita ma questo voglio raccontarlo. Avevo appena finito la quinta elementare e mi trovavo come parcheggiata in una scuola-collegio di studentesse più grandi. Nella mia solitudine mi soccorse, sotto un banco a portata della mia curiosità, una copia del Paradiso e cominciai a leggerla e ne imparai a memoria una buona parte del primo canto. Capivo tutto. E si trattava del Paradiso. Ancora oggi sono in grado di ripetere a memoria quelle terzine e alcuni altri episodi che studiai successivamente. Per questo mi meraviglio quando sento dire che la Divina Commedia è difficile da capire! Occorre saperla leggere. Del resto in anni recenti Robero Benigni è riuscito a riempire le piazze con la sua recita di Dante.
Non credi chi l'Italia sia un paese sostanzialmente abitato da poeti? Il romanzo qui non ha una tradizione paragonabile a quella di altre dimensioni estere. Da cosa può dipendere questo secondo te?
Dicevo appunto che basta conoscere la letteratura italiana per rendersi conto che, a parte Petronio e altri autori tardo latini, nella nostra tradizione c'è la poesia, il racconto, l'epopea cavalleresca, la letteratura scientifica e i sermoni, prima di arrivare a Casanova. Occorre arrivare all'Ottocento e all'imitazione dei romantici francesi e inglesi per affermare il romanzo. Certo dall'Ottocento in poi di romanzi se ne sono scritti ma non abbiamo mai eguagliato in questo genere altre letterature europee. Invece nella poesia soprattutto Dante e Petrarca non hanno eguali. E venendo ad oggi, forse troppi si riconoscono poeti, pensando di avere quella cifra nel DNA. Ma certo, con l'industria culturale, gli equilibri si sono spostati. La poesia, tranne casi particolari, che appunto fanno riferimento anche a straordinarie esperienze di vita, come nel caso della Merini, non conosce, da noi, grande diffusione. Questo non toglie che il paese pulluli di poeti.
Uno dei temi centrali della tua opera rimane il rapporto con la scienza. Quanto credi sia importante ribadirlo soprattutto in un'epoca di preoccupante ritorno a integralismi politici e religiosi?
Il rapporto con la scienza è importante sotto il profilo intellettuale e sotto il profilo politico. Mi meraviglio sempre molto di quanto il culto delle immagini abbia forza nel nostro paese, trascinando con sé l'impossibilità di essere logici. Torno da un recente viaggio a Padova dove ho visitato la basilica del Santo. Quando vedo la gente genuflettersi davanti a statue di gesso, marmo, legno o altro materiale, baciarle con devozione mi chiedo come possa essere smarrita la memoria del pezzo di bruta materia che erano. Invece molti credono che una divinità o un santo taumaturgo abbia deciso di rinserrarsi proprio lì. Non serve la scienza per restare scettici. Il fatto è che molti hanno bisogno di statue miracolose e altri guadagnano su questo bisogno. La scienza aiuta a sentire la vita palpitare intorno e dentro di noi, a rispettarla in ogni sua forma, facendoci vergognare oltre che del razzismo anche dell'antropocentrismo. Tutta la mia scrittura si basa su questi presupposti.
La figura di Ipazia sta tornando in questi giorni alla ribalta, grazie a un film e ad alcuni libri che le sono stati dedicati. E' una donna coraggiosa, una studiosa, che paga con la vita le sue scelte di libertà mentale. Ti sei mai occupata di questa geniale figura, vittima dell'incomprensione e della violenza più fanatica?
Sì, certo. Bisognerebbe studiare meglio quel periodo di storia quando l'impero romano da società aperta a tutte le religioni, decise di stabilire che il cristianesimo è l'unica religione di stato. Studiare la storia dei martiri pagani, delle conversioni forzate. Ho fatto una conferenza su Ipazia, ma non ne ho scritto mai se non in una nota su Lucreziana 2008.
Cosa vuol dire essere un "libero" pensatore oggi nel nostro Paese? Quanto è difficile rimanerlo?
Liberi pensatori erano i libertini, che nel Cinquecento si opponevano alla Chiesa e volevano avere pensieri e comportamenti liberi. Furono perseguitati ma nel Settecento riaffiorarono, contribuendo al sorgere dell'Illuminismo. Penso spesso che la mentalità degli intellettuali del Sette e dell'Ottocento era più libera di quella di molti intellettuali di oggi, che non vogliono scandalizzare e soprattutto vogliono essere amici dei potenti. Credo che se una buona parte di chi pensa con la propria testa si liberasse della televisione, ci sarebbe una rivoluzione incruenta, ma vera rivoluzione. In proposito fornisco un altro piccolo dato biografico: l'apparecchio televisivo non ha mai passato la soglia della mia casa e davvero non me ne sento priva. Credo che questo mi permetta di essere libera dalla pervasività dei persuasori occulti o manifesti. Per quanto concerne la lingua e le parole, credo che sia una misura che limita l'inquinamento della volgarità e mediocrità verbale.
Tu hai pure vissuto bellissime esperienze di attrice e di regista, in anni in cui il femminismo italiano apriva delle strade notevoli negli ambienti culturali della capitale. Cosa ricordi di quell'epoca? Cosa potresti raccontarci?
Durante il periodo del femminismo storico si era aperto a Roma un teatro in via della Maddalena ed era gestito da un gruppo femminile, letterate che scrivevano testi e li mettevano in scena. Alternando la mia attività di giornalista culturale al teatro ho scritto, tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, per quel teatro, Monstra te esse matrem - L'assoluto materno e Gertude Stein: Sole controsole, due testi assai diversi, uno basato sulla libera rielaborazione di esperienze personali, l'altro incentrato sulla storia d'amore tra Alice B. Toklas e Gertrude Stein, basato sui testi della Stein medesima. In nessuno dei due spettacoli comparivo come attrice, mentre solo nel primo avevo collaborato anche alla regia. In quel periodo ero anche in scena, per un teatro-laboratorio che curavo presso il Teatro Alberico, in Via Alberico II. Mettevo in scena un mio racconto, I vicini di casa, e m'incrociavo, noi al pomeriggio, lui alla sera, con Roberto Benigni che recitava lì, in un nudo spazio, sotto una lampadina, il testo che aveva scritto con Giuseppe Bertolucci: Berlinguer ti voglio bene. Anche noi volevamo molto bene a Roberto e certo ci rendevamo conto di quanto fosse bravo, anche se forse non avremmo immaginato come rapidamente sarebbe schizzato lontano. In quel periodo mi mostravo anche in occasione di teatro di strada, dove la Maddalena si univa a gruppi femminili stranieri. Più tardi per tre anni successivi, sono tornata in scena con un mio gruppo di allievi–attori francesi, a cui facevo recitare testi italiani. Ero lì come regista sulla scena, un po' alla maniera di Kantor. L'opera più recente di scrittura teatrale è stato di un monologo basato su un montaggio di testi del Petrarca, scritto nel 2004, in occasione del settimo centenario della nascita del poeta. S'intitola L'invidia degli amici, ed è stato pubblicato sulla rivista "pagine".
Un'altra sfera importante del tuo lavoro è quella che riguarda la traduzione. Tu hai tradotto poeti importanti. Quanto è stato utile all'interno della tua carriera? Cosa ti offre l'opportunità di tradurre un'altra voce?
Ho già parlato di esperienze remote e preparatorie, come le traduzioni dei lirici greci. Amavo molto anche allora, nell'adolescenza, trasportarmi in luoghi e personaggi altri, altre voci da sovrapporre alla mia. La traduzione è sempre per me, una vacanza, un viaggio, un riposo e insieme un impegno forte, etico. Per poco vivo nell'altra voce, nel rispetto di quella voce, dalla quale mi lascio penetrare. Per me, materialista convinta, questa è la forza dello spirito. E' quella materia invisibile, come suona il titolo di una mia raccolta di poesie, che ci raggiunge attraverso tempi e spazi che noi non riusciamo a percorrere. Scrivevo in I poeti e la città che a Roma, le tombe di Keats e Shelley, due poeti romantici decisamente materialisti, sono meritamente in uno dei luoghi più intensamente spirituali della città, nel silenzio e tra il verde del cimitero presso la Piramide Cestia.
Tu hai sempre vissuto a Roma, in via Giulia, una storica via della capitale i cui cambiamenti anche urbanistici sono fondamentali per comprendere la più ampia metamorfosi della cultura e del costume nel nostro Paese. Come hai visto cambiare la città e la splendida via in cui risiedi nel corso degli ultimi trent'anni?
Via Giulia ha compiuto nel 2008 i suoi cinquecento anni, festeggiati con discrezione. L'ultimo mutamento sul suo tracciato era stata una ferita rimasta aperta all'altezza del Ponte Mazzini, durante l'ultimo periodo fascista. Non so bene quale fosse il progetto che sottintendeva quella demolizione che è rimasta così fino ad ora. Solo recentemente si è parlato di sanare quel vulnus secondo criteri utilitaristici progettando un parcheggio interrato. Ma i lavori sembrano fermi. A Roma oggi, non si costruisce più con la rapidità degli imperatori o dei papi. Quello che mi diverte è che, evidentemente, con le mie recriminazioni sui mutamenti che hanno cambiato la posizione e il significato di questa strada – i lungotevere e Corso Vittorio costruiti alla fine dell'Ottocento, quando ancora questa non era la "mia strada" – sono riuscita a dare anche ad altri l'impressione che questi torti fossero stati inflitti in tempi recenti. Questo fa parte della mia natura immaginativa: cammino per la strada e cerco di vederla come era quando l'accesso al fiume era libero. Spero che le scavatrici per i parcheggi si fermino, spero che tolgano le barriere di plastica del cantiere e che su questa via si torni presto a respirare la sua aria un po' imbronciata, un po' museale. In proposito, Luigi, ricordi? ho dedicato proprio a te e al sogno dell'atmosfera antica su questa strada una poesia della mia ultima raccolta L'equazione e la nuvola.
Qualche ricordo della Roma che non c'è più. Ci sono situazioni, esperienze, stimoli che ti piacerebbe rivivere?
Ricordo, alla prima crisi energetica, le domeniche a piedi. Se il tempo era bello, fresco e luminoso, una vera festa! Ora il turismo mi sembra eccessivo, invadente e anche un po' ottuso e distruttivo. Così penso almeno quando vedo le lunghe file che, pioggia o vento, restano ferme in attesa di entrare ai Musei Vaticani tra fogli di carta e lattine abbandonate in giro. Questa obbligatorietà della visita a quei musei è nata solo dopo i restauri della cappella Sistina e i capitali spesi per quell'opera. Capitali che adesso saranno abbondantemente rientrati.
Prossimi progetti ai quali hai già in mente di lavorare?
Ho parecchi progetti ma preferisco non parlarne. Sembra non porti bene.
Luigi La Rosa
Nelle foto, dall'alto verso il basso, Piera Mattei appare:
foto 1: sotto la neve, a Campo dei Fiori;
foto 2: con Luigi La Rosa alla libreria Odradek di Roma;
foto 3: da sinistra con Walter Veltroni, Pietro Spataro, Pietro Ingrao, Valerio Magrelli;
foto 4: con Valerio Magrelli;
foto 5: con Vito Riviello alla Cabot University di Roma;
http://www.sqtradiometeo.it/images/Firenze%201a%20storia/Dantesqt.jpg
http://www.girasoleonline.org/public/17%20hypatia.ipg
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102 commenti:
Voglio dare il benvenuto ufficiale a Piera Mattei, che mi onora della sua presenza e che ringrazio per la pazienza e la generosità delle sue ampie risposte. La ringrazio ancora per la poesia che mi dedica all'interno del suo ultimo libro. Sono cose che segnano. Grazie di cuore, cara Piera. Spero che i lettori possano scrivere numerosi. Un abbraccio...
Non conoscevo l'autrice, ma comprerò sicuramente uno dei suoi libri, visto che amo particolarmente la poesia e seguo sempre con interesse le uscite di Manni, che trovo una casa editrice raffinata. Grazie della segnalazione e della bella pagina. Un saluto a tutti
Complimenti per l'articolo. Condivido con la scrittrice l'esigenza di una cultura laica, assolutamente libera e lontana dalle varie fedi. Saluti
Stefania ed Enrico cari, condivido anche io il vostro pensiero e grazie di avere scritto. Sono certo che anche l'autrice gradirà i vostri interventi. Pure io ritengo che una delle cause dell'arretratezza culturale del nostro Paese sia costituita, in parte, dalla dipendenza secolare alla chiesa e alle sue imposizioni. E da tabù, condizionamenti, sensi di colpa che inevitabilmente ci portiamo dentro e ai quali, il più delle volte, stentiamo a dare un nome. Chiaramente rispetto chi non la pensasse così, ma molte delle nostre nevrosi sono un dato di fatto e ne siamo vittime un pò tutti. La letteratura, l'arte costuiscono degli antidoti ai fanatismi vari. Ecco perché non abbiamo altro rifugio, altra possibilità. Continuate a seguire il blog, grazie di cuore
certamente l'arte, tra le altre cose, ha spesso avuto un suo importante ruolo nello "smontaggio" dei fanatismi.
bel post, e splendida intervista.
angelo.
Caro Luigi,
è bellissimo trovare qui la nostra Piera, la sua levità nel narrare, il suo essere nella parola - sempre - con la consapevolezza di un viaggio. Ecco, forse è questa la caratteristica più soave e affascinante di Piera Mattei: la consapevolezza della parola, la meditazione sempre responsabile e profonda su di essa, la capacità di selezionare tra il narrato solo quei rimandi che generano la storia e la sua evocazione, o che, nel verso, si impennano nell'immagine e poi - da lì - nell'emozione. Credo che la maturità di chi scrive sia questa paziente attesa della voce giusta, del lamento che corrisponda a quello dell'anima e si rifletta sulla carta per via di rimandi di pelle e di penna, fin quasi a far scomparire la differenza tra il dentro e il fuori, e tra il prima e il dopo, e tra lo scritto e il sentito.
Brava Piera, bravo Luigino a raccontarcela attraverso i luoghi e i libri, e a ricordarci di quanti incontri preziosi è fatta la nostra vita.
Un bacio e con la speranza di avervi presto a Siracusa
Simona
Angelo caro, l'arte è tutto. Se l'arte avesse avuto più potere forse non sarebbe esistito Hitler. L'arte è il luogo dell'altro, del rispetto, della contemplazione, della creazione, è energia positiva, allo stato puro, all'ennesima potenza. La cattiva politica, il fanatismo, l'intolleranza, il razzismo e l'interesse sono invece i luoghi dell'egocentrismo assoluto, che ignora l'altro quando non lo pospone alle proprie esigenze. Grazie del contributo, caro Angelo, e grazie di aver scritto tanto celermente. Continua a intervnire, un abbraccio grande,
Gran bella intervista Luigi, gran bel post. Un saluto alla grande artista e fine intellettuale laica (come ce ne sono veramente pochi)Piera Mattei. Condivido pienamente l'esigenza di liberarsi da troppa ignoranza, insensatezza, quando non proprio stupidità tipicamente religiosa. L'importanza di un arte e cultura veramente laica e libera. Credo anch'io che Umano troppo umano di Nietzsche sia un testo fondamentale, come lo è per me anche il Così parlò Zarathustra sempre di Nietzsche. Sottoscrivo in pieno quando Piera Mattei ci dice che quanto è bello è etico. Sinceramente non ho letto molti suoi libri e devo presto rimediare. Ho letto Melanconia animale e pur non essendo il genere di cose che solitamente mi vado a cercare, devo dire che mi è piaciuto molto. Io, comunque, adoro la letteratura non di genere. Mi piacciono i romanzi che non possono essere definiti e chiusi in un genere specifico e pur pensando che ognuno deve essere sempre libero di leggere e scrivere ciò che vuole, rimango dell'avviso che i veri grandi romanzi non sono mai rinchiusi in gabbie buone per le mode, i generi e il mercato. E i critici, anche quelli più bravi, non riusciranno mai a trovare la parola giusta per definire e chiudere un buon libro, forse davanti ai grandi l'unico consiglio che si può veramente dare è leggetelo. Ciao
Simo carissima, la levità di cui parli tu è proprio di Piera. In questa leggerezza, in quest'assenza di peso la riconosco per intero. Lei stessa sostiene di operare delle scelte attente, nel ridurre al minimo l'aggettivazione e gli eccessi linguistici. Questa scelta di sottrazione, tanto difficile per noi che amiamo la parola, è assolutamente necessaria, etica, e Piera la sottolinea benissimo. Simona cara, grazie anche a te del bel contributo. C'è sempre poesia nelle tue parole, e un'attenzione all'altro che non si può dimenticare. Ti pensavo giusto ieri, un anno esatto dal tuo Vittorini. E questo mi ha emozionato. Spero di abbracciarti presto, un saluto caro
Alessandro caro, sapevo che avreste avuto tanti punti in comuni con Piera. La laicità, la libertà, e soprattutto questa scelta di una letteratura che travalichi i generi letterari per diventare altro, un luogo disponible, aperto all'ispirazione, al dettato momentaneo, a inseguire quelle "immagini della mente" tanto care alla scrittrice. La raccolta di racconti di cui parli tu è molto bella - toccante il concetto della malinconia degli animali. Anche loro, per nostro contagio, malinconici al cospetto della fine e della decadenza. E' un pensiero nobile, puro, che ci riguarda da vicino, che accomuna tutti i viventi. Sono certo che pure gli altri libri di Piera ti emozioneranno allo stesso modo. Io, ad esempio, amo molto pure l'ultimo, L'equazione e la nuvola, dove c'è pure una poesia che mi è stata dedicata. Grazie dei complimenti sul post, fanno sempre piacere. Come vedete questo è un blog che matura lentamente - non più di un numero al mese - perché voglio che ogni autore venga letto, meditato, ascoltato in profondità, e che si punti più sull'approfondimento che sul facile consumo virtuale a cui internet ci ha abituati. In qualche modo un ossimoro: uno strumento super veloce messo a servizio di una studiata lentezza, voluta, programmatica. Spero che nel tempo venga sempre più seguito e riceva le attenzioni che merita. Scrivi ancora, sono felice di averti tra le voci di questo bellissimo dialogo. Un abbraccio
Prenderò anch'io Melanconia animale, confesso che il tema mi incuriosisce molto.
IMPORTANTE: MI HA APPENA TELEFONATO PIERA MATTEI, CHE PER IRONIA DELLA SORTE HA SUBITO QUEST'OGGI UN GUASTO ALLE LINEE TELEFONICHE, PERTANTO NON E' ANCORA RIUSCITA A COLLEGARSI E RISPONDERE AI LETTORI. MI HA CHIESTO DI SCUSARLA, ERA MOLTO ADDOLORATA DI QUESTO, E VI PREGA DI CONTINUARE A SCRIVERE. APPENA IL PROBLEMA SI RISOLVE - SARA' QUESTIONE FORSE DI POCHE ORE - RISPONDERA' A TUTTI, RINGRAZIANDOVI DI PERSONA PER L'ATTENZIONE...
ragazzi, quando si ha la fortuna di leggere o, ancora meglio, di incontrare piera mattei in qualche piccolo ristorante trasteverino (ce n'è uno presso il carcere di regina coeli in cui ho cenato con lei), ci s'inoltra in un universo parallelo nel quale ci si sente indicibilmente bene. le parole diventano materiale prezioso, da lei elargito con generosità, e si percepiscono stillanti sensazioni che vanno dalla curiosità all'affezione. aggiornato e consenziente, così piera definisce l'atteggiamento verso la vita di pietro metastasio, e proprio così ci si sente a frequentarla: aggiornati e consenzienti. e consapevoli di aver avuto una gran fortuna a conoscerla. francesco costa
Caro Francesco, quant'è bello, fresco, originale il tuo commento! E il ristorantino trasteverino accanto Regina Coeli: che stupore ritrovare la vita sotto forma di scrittura. Sono contento che anche tu condivida la nostra comune passione per Piera Mattei. Scrivi ancora, ti abbraccio e tanti auguri per il film. A proposito, per tutti i naviganti: andate a vedere "L'imbroglio nel lenzuolo" e leggete il romanzo di Francesco Costa. Si tratta di due veri e propri gioielli!!!
Un caro saluto a Piera nella speranza che le tecnologie non la tradiscano oltre...
Di Piera ammiro la levità, la lentezza come scelta di vita, come assaporamento pensoso del vivere contro la frenesia. Le passeggiate siracusane con lei sono ancora dentro di me. Mi piace il suo amore per gli animali, genere spesso offeso dalla specie uomo, e l'empatia che riesce a instaurare con loro - ricordi il gatto del Teatro greco?
Nelle parole di Piera, niente è sopra i toni, nulla è eccessivo. Sceglie le parole come perle per un gioiello. Mai vistoso ma dalla bellezza sottile.
Ho amato i suoi racconti e nel libro DALLE CITTA' E DAI LIBRI, che conservo con affetto perché è un suo regalo, ho ammirato lo sguardo attento verso le culture "altre", la curiosità, la vivacità acuta del commento, lo stupore e l'emozione che riesce a provare ad ogni viaggio, vissuto come dono.
E poi il suo rapporto con la poesia, ravvicinato perché diretto - da autrice e da traduttrice...
In questo tempo prosaico c'è bisogno di poesia e Piera ce lo ricorda.
Maria Lucia Riccioli
Oh, Keats...
Ho visitato la casa di Piazza di Spagna. Che impressione, nonostante fosse pieno giorno. Che suggestione, che senso di tristezza per quella gioventù spenta così. Che comunque è fiorita nelle pagine che hanno acceso tanti cuori con il fuoco della poesia. Niente muore per sempre. Una cosa bella è una gioia per sempre.
Ho visto BRIGHT STAR e mi piacerebbe sapere che ne pensa Piera... a me è piaciuto, perché è riuscito a narrare l'irraccontabile - Oddio che parola - : la poesia.
Maria Lucia Riccioli
@luigi
GRAZIE, luigi, mi hanno appena riallacciato la linea e spero non ci abbandoni.
GRAZIE per lo spazio e l'attenzione che mi dai sul tuo blog!
GRAZIE perché ci sei e ti dimostri sempre generoso e aperto.
GRAZIE perché il tuo blog è molto elegante e certo gli dedichi parecchio tempo e cura.
@simona, mi ritrovo molto nel tuo sintetico giudizio critico:"la consapevolezza della parola, la meditazione sempre responsabile e profonda su di essa, la capacità di selezionare tra il narrato solo quei rimandi che generano la storia e la sua evocazione, o che, nel verso, si impennano nell'immagine e poi - da lì - nell'emozione." Hai penetrato le mie intenzioni.
Simona lo Iacono, per chi non la conoscesse, è un esemplare raro di donna forte, bella e generosa, scrittrice di grande originalità, le sue parole sulla pagina sono sempre un liquido denso e inebriante. Il suo impegno etico e quello artistico sono del tutto concordi.
carissima, ho nostalgia di altri incontri diretti, a Siracusa o a Roma.
@francesco costa,
tu parli, carissimo, di compagnia che dona distensione e piacere tu che hai una lingua raffinata e affilata come la tua penna e conquisti "Zetelle maritate"! Andrò presto a vedere il film tratto dal tuo "Imbroglio del lenzuolo" e siederemo di nuovo a fare commenti e ascoltarli nel nostro ristorantino.
@Stefania da Firenze, spero davvero tu riesca a trovare alcuni miei libri in qualche libreria centrale della tua città, che un po' è anche mia, che amo molto e dove appena posso, faccio un salto.
@alessandro, carissimo. Hai ragione: i critici non riusciranno mai a penetrare o interpretare le intenzioni dell'autore, ma certo, se sono critici veri, nella migliore delle ipotesi, troveranno altri significati, alcuni ignoti anche all'autore, facendo vivere l'opera, ricreandola. Alcuni critici, c'è da scommetterci, saranno anche avversi, ma se motivano il loro giudizio e non partono da un pregiudizio, meglio questo che il vacuo incensamento.
Poi, sì, Il mio mondo parte dal presupposto che tutto quanto esiste è materia, tutto quanto vive è soggetto alla morte, per questo la vita va osservata e rispettata, va amata, in tutte le sua fantasiose varianti.
@ Enrico e Angelo
Bellezza è verità, è un verso di Keats, grande poeta romantico e, come l'amico Shelley, totale materialista, come il nostro Leopardi, del resto. Materialismo e sensibilità, non sono in disaccordo, come i nostri tempi oscuri, vorrebbero affermare. Anzi la bellezza è verità, non inganno. Grazie per il vostro intervento.
Cara Maria Lucia, grazie delle tue parole. E davvero "le parole" sono la cosa più propria di noi umani, la cosa più preziosa. Tu hai colto questo mio uso rispettoso, spero, delle parole, che sento di dover passare al vaglio prima di lasciare libere, anche nella conversazione, oltre che sulla pagina.
Ho visto Bright Star e non condivido l'entusiasmo di molti e di molta critica. Trovo molto buona la ricostruzione dell'ambiente, i costumi, i caratteri secondari (che delizia la sorellina!) ma troppo liberamente ricostruita la storia: la figura di Brown ingiustificatamente volgare, troppo bello il protagonista, troppo innamorata e fedele la protagonista.
Ho visto che Luigi La Rosa, estensore di queste belle pagine, ha citato le poesie di Piera Mattei che hanno a tema le parole. Queste poesie occupano una sezione del libro "La Materia Invisibile" che ho letto e amato molto. Per Piera Mattei le parole "si trattengono nell'ombra" finché la passione non le snidi. Un processo analogo avviene con i ricordi. Nelle due poesie dal titolo "Leggevo Descartes" nella sessione Palinsesti del libro "l'Equazione e la Nuvola" con immagini molto forti Piera Mattei descrive il processo reale dell'esitazione prima che la parola o il progetto di scrittura si realizzino.
Vorrei chiedere a Piera Matei se la relazione che io sento tra queste diverse poesie è forte come mi sembra.
Carlo
@grazie Carlo, certamente un lettore di poesia, come risulta dal suo intervento. Mi chiedo spesso se esistano e dove s'annidino i lettori anonimi della poesia, che vogliono mantenere una sorta di anonimato. Certo sono uccelli rarissimi.
Ha ragione, Carlo, in entrambi i gruppi di poesie è protagonista la lotta silenziosa che la parola ( o il ricordo) compiono per venire "in piena luce", alla luce. Proprio come un bambino che fa soffrire la madre e poi la rallegra, è la sua gioia, il suo compimento.
Voglio ringraziare Maria Lucia e Carlo per i loro puntuali interventi. Cara Piera, non devi ringraziarmi per il lavoro svolto: nasce dalla passione e dall'affetto, e il Faro è sorto come una specie di riferimento nel difficile orizzonte contemporaneo in cui viviamo. Siamo letteralmente invasi dalla spazzatura e dalle fanfaronate mediatiche: tante uscite, troppe meriterebbero davvero il macero, e allora? come ci si difende? come riconoscere ancora qualcosa di grande, di autentico, di utile, di genuino, laddove una casa editrice anche piccola - ancor più lodevole se tale - decide di investire in nome del gusto e della tradizione? Volevo che fosse uno spazio libero, ma al tempo stesso preciso, approfondito, e soprattutto ampio, dove gli scrittori potessero raccontarsi senza preoccuparsi degli angusti limiti spaziali che ci riserva il giornalismo fantasma del nostro tempo. E' stato questo a spingermi a creare questo luogo della scrittura, e la numerosa affluenza dei lettori mi riempie di felicità. Piera carissima ti auguro un buon dibattito, spero che la discussione sui temi che la tua intervista ha sollevato possa continuare fruttuosa anche nei prossimi giorni. A presto, un abbraccio...
Caro Luigi, sì molti seguono il suono della fanfara. se poi chi la suona non è un innocuo capo della banda, ma un capobanda, allora sono guai per tutti. La confusione non è solo acustica, coinvolge anche il cervello e la sensibilità. Andiamo verso un mondo senza regole, un mondo di miseri schizzati?
Ma no, qualcosa cambierà,come dice quella bella canzone di Luigi Tenco.
Carissima, lo speriamo fermamente. Davanti a certi vuoti, davanti a certe richieste editoriali viene davvero da domandarsi: siamo alla fine di tutto? E dove arriveremo di questo passo? Ci si aspetta chissà quale apocalisse, chissà quale fumoso anatema, e non ci si rende conto che stiamo morendo: un pezzetto ogni giorno. Personalmente ho sempre creduto nel progresso dell'uomo e nella sua civiltà, e nonostante i vari medioevi succedutisi nella storia del pianeta (nostro compreso) ho sempre pensato che prima o poi un pò di luce torna comunque a risplendere. A volte rincaso deluso e scoraggiato, seppellendomi nel mio amore per i classici, per i grandi scrittori del passato. Ma non è quello il mio né il tuo mondo. Noi viviamo questo presente, e in un modo o nell'altro dobbiamo corrisponderne. Altre volte avverto invece il bisogno di crederci, come ieri pomeriggio, davanti a certe stampe di Egon Schiele che ho avuto modo di osservare dentro una vetrina, passando casualmente per largo Argentina. La bellezza mi ha abbagliato, è stata una sorta di rivelazione. Da togliere il fiato. Quelle linee scomode, la loro forza, il loro tormento, la loro rabbia: non possono essere indizi di una fine, come non lo sono le vite meravigliose dei miei amici, i loro sogni, l'impegno che ciascuno di noi mette nel realizzare ogni mattino le proprie cose. Dobbiamo partire dalle piccole cose, abbattendo i recinti dei nostri orti, e aprendoci all'altro e alla sua voglia di cambiamento. Sono barlumi d'ignoto che ingentiliscono l'umanità, e rendono migliore questo mondo. Io voglio crederlo davvero, e sono certo che domani, chi s'interrogherà ancora su questi temi, troverà un modo, una direzione, una strada per venir fuori dal guado. Quanto meno per ripulirsi dal fango accumulato. Grazie ancora, cara Piera. Grazie delle belle riflessioni...
Ho sentito leggere da Piera Mattei le sue poesie, e ne sono rimasto molto colpito, venerdi 18 giugno all'isola Tiberina a Roma. Era presentata da Roberto Piperno e Francesca Farina in occasione del recital dei Poeti
ISOLA DEI POETI: IL CINEMA E LA POESIA - “DIVI E DIVINE” 2010. Difatti ha letto anche una poesia scritta per l'occasione e ispirata a "Il Terzo Uomo".
E' stata una bella esperienza. Ci saranno altre serate del genere. Consiglio a tutti di godersi la poesia e il fiume nei giorni che seguiranno fino oltre la metà di luglio.
Cara Piera,
come è bello rincontrarti! Luigi, con il suo entusiasmo e la sua capacità di creare ponti,ci tiene sempre tutti "avvolti nello stesso gomitolo di lana". (La citazione è tratta da una mia poesia). E' stato bellissimo conoscerti a Roma due anni fa ed è stato bellissimo averti ospite a casa mia insieme a tuo marito, ad una serata organizzata da Luigi, per noi corsisti di scrittura creativa. Ora ti rincontro sul blog e provo la stessa emozione, che ho avuto quando ci hanno presentate. Oltre la tua cultura, mi hanno colpito la tua grazia e la tua signorilità innata. Qualità quasi obsolete, in un mondo in cui trionfa e viene osannata solo la volgarità. Ti saluto, anche da parte di Orazio, mio marito, che in questo momento non è in casa, ma mi ha già detto che interverrà nei prossimi giorni. Un affettuoso saluto. A presto. Maria Rita Pennisi
Cara Maria Rita, anche per me è una gioia incontrarti sul blog di Luigi La rosa. La sua capacità d'intrecciare non solo conoscenze, ma calda simpatia, credo sia davvero unica.
Ho un ricordo molto intenso di te, di Orazio, della serata-seminario a casa vostra. Spero solo che c'incontreremo ancora presto, nel nome dell'amicizia e della letteratura.
a Carlo, che frequenta le letture di poesia e le pubblicizza come l'occasione di passare una serata intensa la mia più viva simpatia.
caro Luigi, mi ritrovo nelle tue parole, seguo le pubblicazioni di Piera e i suoi interventi critici su "Lucreziana 2008" . Ci sono pochi poeti oggi in Italia che scrivono della vera poesia come Piera Mattei che ti fa vibrare e apre delle nuove finestre alla nostra comprensione del mondo complesso della vita. Mi è piace la scelta delle delle foto di Piera con Vito Riviello, Valerio Magrelli e Pietro Ingrao, poeti delle cose.
Cara Maria Rita, sono felice di questo "gomitolo di lana". Come dicevo sopra, era questo il mio obiettivo: tessere ponti. E vedo che questo con Piera Mattei è un ponte davvero solido, robusto, sostenuto da pilastri d'affetto sincero, oltre che di riconoscimento, di stima, di amicizia. Pure io ricordo quella magnifica serata in casa vostra. Come sempre siete stati unici e generosi. Attendo anche l'intervento di Orazio, e poi di rileggerti ancora. So bene che ami il Faro e che sei una preseza abituale. Ti abbraccio, fuggo che mi attende una lunga domenica di lezioni...
Cara Stefania, molto piacere di conoscerti, è bella la cosa che mi scrivi: "mi ritrovo nelle tue parole". Io credo che chiunque si affidi a una pagina sogni questo tipo di commento da parte di un lettore: che l'altro si riveda, partecipi, sia parte vitale in un pensiero proprio, una propria emozione, un sogno condiviso. Seguiamo tutti Piera, di cui apprezzo - oltre che la persona e la dolcezza, chiaramente - la lucidità del pensiero, il suo orgoglio intellettuale, il suo coraggio, la sua forza, la sua onestà nel sostenere delle idee e nel salvaguardarle dalla corruzione generale. Per me rappresenta un riferimento prezioso, importante, che indico spesso anche ai miei allievi di scrittura. Ma questa mia ammiraione scopro essere condivida da tanta gente. Sono felice che la pagina ti sia piaciuta, e che tu abbia apprezzato anche le foto. Nascono da una selezione dolorosa (purtroppo non potevo inserirle tutte, e scegliere è stato difficile perché c'erano altre immagini davvero stupende) e si soffermano intorno a momenti significativi, intensi, situazioni che mi sembrava bello ricordare e segnalare agli amici. Grazie del contributo, spero che tu possa continuare a seguire questo mio blog, ci saranno tanti altri interventi, e la possibilità di confrontarsi con gli scrittori del controverso orizzonte del nostro tempo. Grazie, a presto...
@maria Lucia
carissima, mi piacerebbe continuare a parlare di Keats e del ritratto che ce ne dà BRIGHT STAR, degli altri personaggi della vicenda.
Forse oggi pomeriggio torno a vederlo, ancora una volta in versione originale,perché mi sembra ne valga la pena. Non vorrei essere troppo condizionata dalla mia precedente immagine dei personaggi e dei fatti.
@stefania m. grazie per aver parlato, a proposito della mia, di vera poesia.
Ma come si stabilisce quale sia la vera?
Ecco, questo è il dibattito che mi piacerebbe aprire. Come coredattrice di una rivista di poesia internazionale ("pagine" che compie i suoi vent'anni) ricevo una grande quantità di libri e dattiloscritti, non solo la mia casa, ma io stessa ne sono invasa.
E' difficile scegliere. Aiuta la forza della poesia che è un po' come ogni tipo di bellezza: la riconosci – se hai coltivato il tuo gusto, se ti sei fatto esigente – più spesso ti sorprende e sconvolge gli schemi che implicitamente, quasi al di fuori della tua volontà, si erano formati nella tua mente. Somiglia a quel tuffo al cuore che segnala l'innamoramento. Ma troppo materiale, troppi libri provocano invece il fastidio, la delusione o, se si e è in giornata ilare, il riso.
Del resto la poesia, per essere compresa, va letta e riletta. Aveva molto senso il tradizionale apprendimento a memoria, par coeur, come dicono i francesi, e l'espressione mi ha sempre convinto.
Anche la lettura pubblica ad alta voce, riconduce alla natura prima della poesia, alla forza della sua oralità, alla sua sorellanza con la musica. Mi piace molto leggere i testi, miei e di altri, ad alta voce.
Grazie Luigi per la bella intervista a Piera Mattei!
Mi colpisce in particolare la dichiarazione di poetica, la ricerca di una voce che “in piena luce rotoli” e che sia nello stesso tempo stata a lungo meditata. Interessante e’ come l’autrice cerchi una poetica dove “La meraviglia per quanto ho visto o sentito e voglio comunicare deve scaturire dalla pagina.” in altra parole dove da una ricerca letteraria profonda, l’opera poetica scaturisca libera come da sorgente, con la sua estrema limpidezza e naturalezza.
caro Luigi, sei riuscito a far emergere l'originalità della scrittura di Piera Mattei nel contesto italiano. Infatti come aveva detto Dacia Maraini per la presentazione del libro di racconti Umori regali:
http://pieramattei.tripod.com/Umori.html
si muove nella tradizione di una letteratura internazionale da Lispector, Walser, Kafka, a Carver e Bolagno. Mi interessa molto rapporto tra la poesia e il racconto breve sullo stesso tema che apre nuove prospettive alla letteratura per scandagliare nuovi aspetti del mondo meraviglioso dei rapporti umani che Piera Mattei indaga con l'occhio di Simenon dalla finestra parigina che tu hai scelto.
Aldo Cosmati
Caro Anonimo, grazie di cuore del commento. Non so chi tu sia, in ogni caso sono felice che la dichiarazione di Piera ti abbia colpito e la sua intervista ti sia piaciuta. La meraviglia deve scaturire dalla pagina. Condivido pienamente questo pensiero. Non abbiamo altro modo per raggiungere il lettore. Bella pure l'immagine della sorgente. Ecco cos'è l'arte quando è autentica e sentita. Grazie di cuore, torna a scrivere presto, un saluto.
Caro Luigi ci ritroviamo di nuovo sul tuo blog,stavolta per parlare di un'altra amica: la cara Piera. Condivido la tua scelta di non mettere "troppa carne al fuoco". Si ha così il tempo di riflettere, leggere, gustare con calma i commenti di tutti gli amici che puntualmente ritroviamo.
Mi sono scoperta a fare un gioco. Leggo i commenti senza guardarne la firma e provo a riconoscerne gli autori. Finora ho dato il cento per cento di risposte esatte.
Ho conosciuto Piera un pomeriggio di un tre anni fa quando venne a Catania a presentare un suo libro in una libreria che adesso non esiste più. Mi colpì il suo parlare pacato la sua voce discreta che però esprimeva una grande forza. La forza della cultura e della ragione.
Quella prima impressione si è rivelata poi giusta. Ho avuto occasione di incontrarla altre volte e ho scoperto in Piera anche tanta dolcezza e quella discrezione di cui lei stessa parlava anche nell'intervista e che si trasmette poi nel suo modo di scrivere semplice, che trae la sua forza non dall'assemblaggio di termini ricercati e aggettivi altisonanti ma dalla scorrevolezza e dalla freschezza di immagini che riescono a colpire e emozionare perchè frutto di un grande mestiere e di una profonda ricerca interiore.
Non ho ancora avuto modo di leggere il suo ultimo lavoro quindi mi è impossibile parlarne, ma ho letto altro: Umori regali, Melanconia animale.
In Melanconia Animale c'è ad esempio un racconto che mi è rimasto particolarmente impresso e che cito sempre - Dialoghetto. Un dialogo appunto tra il maestro e un'allieva che sembra quasi il manifesto della poetica di Piera quando, proprio il maestro, si esprime così: "Tu ed io, ogni giorno, quando ci ritroviamo qui, scavalchiamo il muro dell'ovvietà per ritrovarci in quel giardino degli innesti e degli esperimenti, dove ogni parola reclama speciali cure per manifestare tutto il suo colore, la sua forma, la sua potenzialità, le parentele, gli abbinamenti possibili......
Un caro saluto a Piera a Luigi e a tutti gli altri amici romani, siracusani e catanesi.
Mavie Parisi
Aldo caro, anche i tuoi complimenti mi emozionano molto. Il merito è soprattutto di Piera, è sempre degli scrittori ospiti. Sapersi raccontare in un certo modo, saper parlare della propria scrittura è un pò come mettere a nudo la propria anima. E Piera ci ha fatto omaggio della sua generosità artistica e letteraria. I grandi, in questo, non si risparmiano mai. Condivido pienamente le acute affermazioni di Dacia Maraini: la scrittura di Piera Mattei ha riferimenti che vanno su piani chiaramente internazionali: la sua attenzione alla scienza, alla filosofia, alla sociologia, alla psicologia, la complesa stratificazione del pensiero, il suo amore per Roland Barthes. Tutto questo fa pensare a una letteratura dai confini ben più ampi dei nostri, e a uno sguardo attento, consapevole, partecipe delle molteplici realtà del mondo. Poesia e racconto sono a volte due facce della stessa medaglia, due diversi modi per dire la vita e i suoi misteri. Le pagine di Piera lo testimoniano, per acume, intelligenza, precisione. Grazie pure a te del tuo contributo, spero di leggerti ancora...
Cara Mavie, benvenuta nel nostro piccolo grande Faro pulsante. La lentezza: voglio sia questa la qualità fondamentale di questo spazio, una caratteristica oggi sottovalutata, che invece garantisce attenzione, fissità, pensiero. Ricordo pure io il pomeriggio catanese di cui parli nel tuo scritto. Piera è stata grande come sempre, e ha apprezzato l'affetto del pubblico siciliano radunato per l'occasione. E apprezzo la tua adesione a "Melanconia animale", un libro davvero splendido, dove c'è questo profondo senso del rispetto, del dialogo, dello scambio coi nostri meravigliosi animali e la loro malinconia. Piera sa entrare in questo complesso rapporto evitando qualunquismi e banalità, ma raccogliendo emozioni che la scrittura rende universali, e facendoci comprendere, con esattezza, quali siano gli elementi di un rapporto ancestrale, che il nostro tempo sembra aver miseramente perduto. Torna a scrivere presto, mi piace molto l'eleganza con cui riesci a penetrare nei testi e nel loro messaggio. Un abbraccio da Roma
Cara Mavie, ricordo anch'io una serata catanese, col folto pubblico che le iniziative di Luigi richiamano, e la tua citazione di "Dialoghetto" mi colpì piacevolmente allora come mi colpisce ancora.
Conoscevo la tua scrittura narrativa, in cui una totale sincerità e l'abilità di una costruzione perfetta si combinano, ora mi fai notare il tuo acume critico. Il vero amore per la scrittura talvolta lo implica, ma deve essere accompagnato da un'apertura, una generosità che tu certo possiedi.
Grazie anche per il riconoscimento della mia forza:è un attributo a cui tengo molto, che spero non mi venga mai meno.
Caro Luigi, sono contenta chetu abbia riportato il discorso su Melanconia animale. E' un tema per me imprescindibile, sia sotto il profilo dell'ispirazione che delle idee, nella convinzione profonda della sostanziale somiglianza di "noi" con "loro". Il Merlino della foto che hai voluto scegliere (e ne sono fiera) è qui vicino a me, mi guarda scrivere e talvolta mi detta intere pagine. Lui certo è vivo in sé, ma ha reclamato il suo diritto anche una vita "letteraria", è proprio quel gatto che vuole occupare sempre più spazio nella mia mente, nella poesia Oleandri.
La libreria che, come dice Mavie, purtroppo non c'è più, credo sia quella della foto che qui ci ritrae insieme, una serata piena di emozioni che non dimentico, con la poesia di Emily Dickinson e Emily Bronte nei libretti di Via del Vento. Ma potremo ritrovarci in altri spazi, spero quanto prima.
Le interviste di Luigi sempre ricche di suggestioni, riescono a suscitare la curiosità di accostarsi e conoscere più profondamente gli autori che presenta. E questo è avvenuto puntualmente anche con Piera Mattei. Non la conosco ma attraverso le sue parole ho riconosciuto uno spirito libero, originale, e, in qualche modo quasi anacronistico, visto i tempi in cui viviamo. Proprio durante una delle ultime lezioni, riflettevo su come anche l'espressione letteraria sia condizionata da una sorta di "consumismo" dove non c'è spazio per l'emozione pura che dev'essere resa fruibile immediatamente e poco importa che scivoli via, senza lasciare nulla dentro. Un pò come mangiare un piatto freddo in un fast food, durante una pausa pranzo. Concordo in pieno sul tema della bellezza. La bellezza è etica, non può sottostare a mode del momento o essere imbrigliata in schemi inflessibili e rigidi e ritrovarla nella poesia, in un dipinto o anche in una foto è lenitivo, terapeutico e oserei dire quasi indispensabile. Mi riprometto di conoscere meglio Piera, leggendo qualche sua opera. Un saluto agli amici del faro.
Consuelo
Cara Consuelo, grazie delle belle parole. Io credo che l'unico modo per accostarsi a uno scrittore autentico sia conoscerne le opere e farle proprie. Studiarne il pensiero. Ecco perché la scelta di questa pagine tanto ampie, tanto approfondite: non mi interessava sommare ai centomila blog anche il mio. Volevo qualcosa di diverso, di più pensato, di più elaborato, che permettesse al lettore "nuovo" di scoprire realmente uno scrittore e di entrarci dentro, con calma, con pazienza, col suo tempo di elaborazione, attraverso ritorni di più giorni. Forse, è proprio questo a rendere il mio Faro vitale, e il continuo moltiplicarsi dei vostri commenti mi riempie di grande felicità. Piera è una splendida scrittrice e una persona pura, un'amica leale. In tempi come questi è una delle poche persone rimaste fedeli a se stesse, ai propri valori etici e culturali, alle proprie emozioni. Che emergono da tutti i suoi scritti: dalla narrativa, dal giornalismo, alla critica, alla poesia, alle traduzioni, ai diari. In tutte le sue pagine c'è un barlume di quest'onestà intellettuale. Presto organizzeremo un suo viaggio in Sicilia e avrete modo di conoscerla meglio, confrontandovi con la meraviglia dei suoi testi e la ricchezza della sua poetica. A te, grazie di seguirmi sempre con tanto affetto. Apprezzo moltissimo i tuoi calorosi interventi. Spero di rileggerti ancora. Un abbraccio, a prestissimo
@ Consuelo
ricevo in questo momento con la posta elettronica una lettera aperta
di Gezim Hajdari, poeta albanese anche di lingua italiana, residente da lunghi anni in Italia, come dimostra la sua scrittura densa, perfetta. Ne vorrei riportare qui uno stralcio che forse dà forza anche alle tue argomentazioni, di cui molto ti ringrazio:
"Non dobbiamo dimenticare che l’Italia nasce come il paese della poesia... Si può dire che questo Paese è vissuto da sempre spiritualmente ed economicamente, grazie alla poesia nelle sue varie forme. Ma purtroppo questa tradizione straordinaria è andata persa. Che ne sapevano Dante o Petrarca che la loro Italia sarebbe diventata il paese del romanzetto della domenica e dei poeti timorosi di Dio! I nipoti di Dante oggi scrivono i testi per la Via Crucis, dedicano poemi immacolati alla Madre Maria, scambiano l’utero per la vagina e fanno a gara per dichiararsi pubblicamente credenti cattolici fino al midollo. Vanno alla messa due volte al giorno. D’altronde tutto il paese è sotto la protezione della parola divina del Signore. Attori, onorevoli, senatori, presentatori, giornalisti, ministri si vantano di essere devoti ai santi e alle Madonne. I presidenti giurano in nome della Bibbia. Sono uomini di carriera e nessuno vuole rischiare. La colpa? la mancanza di una vera politica culturale laica da parte delle istituzioni, ma anche della grande industria culturale che manipola il consenso dei lettori."
Il discorso certo non è contro la religione in sé, ma contro l'uso strumentale della religione, nella politica e nella cultura che oramai sono malignamente intrecciate.
Ho conosciuto di persona Gezim, proprio alla recente lettura di poesia a Roma, all'isola Tiberina dove Carlo ricorda d'avermi ascoltato. Ha letto una sua poesia, di forte impegno civile e umano, che veniva esposta, stampata su una superficie artisticamente colorata come opera d'arte. Ci siamo fermati a parlare: nelle sue parole ironia e amarezza si combinano. C'è delusione per il poco che l'Italia oggi dà, rispetto al molto che potrebbe dare, a chi arriva qui con la sua ricchezza artistica e umana.
@ Carlo,
mi pare di ricordare che fosse il 24 giugno, la notte di San Giovanni, una serata in cui, nonostante qualche problema tecnico (il microfono non funzionava), nell'aria spiravano positività e buoni auspici.
Cara Piera, ancora una volta CONDIVIDO! Che bello il tuo incontro con Gezim: forse, la libertà, è ormai solo dei poeti, degli intellettuali, degli artisti. Drammatica la poca attenzione riscossa dal libero pensiero nel nostro Paese. E' un problema di cui si dovrebbe lungamente parlare, come del fatto che non esista un'area politica veramente - veramente - e completamente laica...
Un dono ai lettori del faro, una poesia di Piera:
Lento il ventilatore solleva
ai racconti le pagine
pallide verità si mostrano
accesi colori d'impeto
si calano sui fogli
- i nomi, i verbi,
accenti e congiunzioni
prima o poi
la penna li cancella
il nome che più non chiami
che non leggi più
senza incendio
brucia
- s'annera
(Il nome, L'equazione e la nuvola, Manni)
lucia da Firenze<. <il discorso sulla scienza mi trova pienamente concorde e mi fa pensare a due mondi solo apparentemente contrapposti: l'India e gli Indù con un'universo spiritualistico che permea tutta la materia e per contro alla dichiarazione di Saramago, mio amato scrittore, che disse una volta : se tutti gli uomini fossero atei vivremmo in pace. Grazie Piera per l'affetto ei continui stimoli intellettuali.
Un saluto caro anche a Lucia, che scrive da Firenze...
Cara Piera,
che piacere ritrovarti sul blog di Luigi, a cui vorrei fare i complimenti per questo post. Leggendo la tua intervista mi ha colpito molto quello che dici sul viaggio. Riuscire a cogliere l'essenza dei luoghi che visitiamo e tradurli in arte - che siano poesie, racconti o dipinti - ci permette di impossessarci e di valorizzare le sensazioni che questi luoghi visti per la prima volta sanno regalarci. E' un pregio enorme, che non tutti riescono a rendere, e tu ci riesci a meraviglia, grazie al tuo talento.
un caro abbraccio
Alessio
Trovo splendida anche questa:
febbre e vuoti di memoria
credevo d'averla sognata,
la vita, diffidavo
dei sensi, seguivo
suoni e immagini fuori
del campo visivo, fuori del cerchio
dell'onda sonora
oggi qui si ripetono parole
venute da oltre il deserto
si slanciano
cariche di sabbia vibrano
come corde
in consonanza col greve aliseo.
(Piera Mattei, A piccoli sorsi, L'equazione e la nuvola, Manni)
Caro Alessio, grazie anche a te. Trovo molto interessante il fatto che tu sottolinei questo aspetto della scrittura di Piera. Quello del viaggio è uno dei suoi temi fondamentali, che ha alimentato diversi suoi libri, e che sempre le è di ispirazione. Piera è infatti uno di quei poeti che mi fanno pensare a quei celebri versi di Pasolini : "Passo sul mondo / come fossi solo occhi". Grazie del contributo, un saluto
Cara Lucia, sappiamo di essere d'accordo su molte cose e certamente su questo: davvero le religioni predicano la pace e preparano le guerre.
Credo che solo se gli uomini prendono coscienza di essere una forma di vita tra le altre ed hanno rispetto di quella, in ogni forma si manifesti, e del mistero, possiamo cominciare a sperare. La vita non è spirito è materia, lo constatiamo quotidianamente, anche nel ciclo delle nascite e delle morti. E solo nella solidarietà tra gli uomini risiede qualche speranza. La Ginestra del Leopardi lo dice ancora con parole attuali, dai versi 98 e seguenti.
Caro Alessio, grazie delle tue osservazioni: il viaggio, lo spostarci da un luogo all'altro, osservare con sguardo limpido, è bello! Offre nutrimento al pensiero, alle idee, alla sensibilità. Più profondamente sono convinta che contribuisca a distrarci dal pensiero di un universo in continuo movimento, come se noi col nostro viaggiare in qualche modo volessimo contrastarlo o assecondarlo, comunque non rimanere immobili a subirlo.
Auguro al tuo temperamento artistico molta ispirazione nei tuoi prossimi viaggi.
Quanto alle poesie grazie, Luigi, per averle riportate!
Grazie a te, cara Piera, di averle scritte. Se permetti, ne vorrei inserire un'altra che io amo in particolar modo:
Ho portato il tuo libro dentro il recinto
verde di rue de Babylone
dove già era l'orto delle suore
e ne restano segmenti di meli a spalliera
un pergolato a rose, una madonna
modesta nella pietra e non bella
stile cinquant'anni del secolo.
Il sole era mite
come il bambino solitario
nel paltoncino beige abbottonato.
Giocava a meditare
sassi e altri oggetti piccoli, sparsi
nel quadrato di sabbia
che gli era circoscritto.
(Piera Mattei, Lettera, "L'equazione e la nuvola", Manni)
Ho sempre pensato che un animale potesse essere triste, arrabbiato, felice, ma raramente malinconico. Da alcuni pezzi però che ho letto nel libro " Melanconia animale" non si può fare a meno di pensare che gli animali a volte possano essere anche così. Ciò che però trovo particolarmente bello nella cultura nuda di paroloni ma profondamente concettuale di Piera è l'impegno laico che a volte ne viene fuori.
Mi spiego. Sono solito in libreria trovare libri di sedicenti scienziati che si fanno portavoci (in base non si sa bene quale merito) di una visione atea delle cose e del mondo. Le solite poche idee della propria vita che sia da una parte (non credenti) e da un'altra (credenti) non si vuole e non si mettono in discussione, ma si mascherano con un intellettualismo da quattro soldi. E' infatti tanto difficile che un laico legga un libro di religione di un ateo quanto un ateo un libro di religione di un credente. Serve allora una straordinaria sensibilità priva di paroloni (quella forse che è stata capace di descrivere la melanconia di un animale) e senza enfasi particolari per descrivere il fascino di una vita priva di pregiudizi che dovrebbe appunto essere quella di un laico, cercando però allo stesso tempo di non trasformarla in una ennesima religione crociata. Non vedo persona migliore per questo difficilissimo compito che la cultura di oggi si trova davanti, dove la modernità si mescola in modo buffo con miriadi di usanze antiche, che il modo di scrivere di Piera Mattei. Per questo, mi auguro in futuro di poter leggere qualcosa di suo in questa direzione (a meno che non l'abbia già scritta e che io me la sia persa). Dal canto mio, che a volte mi diletto nella scrittura di racconti ironici sulla realtà che viviamo attraverso un blog come questo , non posso fare a meno che prenderla come esempio di stile.
Caro Nicola, no, il mondo non ha bisogno di crociate, cioè non ha bisogno che i simboli delle religioni vengano strumentalizzati per portare le armi contro altri uomini.
Quanto a me, nelle poesie e nei racconti la laicità e il rispetto per chi pratica con purezza di cuore le religioni sono piuttosto sottintesi che espressi. Voglio ancora una volta additare due grandi, forse i massimi poeti della nostra tradizione, come maestri quotidiani di arte e di vita: Dante e Leopardi. Uno scrive il più grande poema teologico e umano, l'altro le grandi odi del pessimismo materialista, entrambi possiedono solide basi scientifiche. Entrambi vogliono additare la via della speranza, per tutti. La grande arte è democratica in essenza. E il credente Dante è stato il poeta che più violente invettive ha rivolto alla chiesa, all'uso della religione per fini di potere e piacere mondano. Se fosse vissuto oggi l'avrebbero violentemente censurato. Oggi siamo molto più ipocriti, e oppressori della libertà di pensiero e di parola, che allora.
Per quanto riguarda noi umani e il mondo degli altri animali, tu, da giovane e impegnatissimo scienziato quale sei, hai ben presente che la scienza oggi dimostra quanto siamo simili,"noi" e "loro". E l'esperienza forse ti ha mostrato come l'amore ci renda ancora più affini.
Grazie delle tue parole, del tuo preziosissimo contributo al dibattito.
Grazie caro Nicola anche da parte mia per questo bell'intervento sul blog. Spero di leggerla ancora. Un saluto...
Amiche e Amici cari, chiudo la valigia e mi preparo alla partenza. Questa sera si torna a casa, ma continueremo il nostro dialogo con l'autrice da giù, dalla Sicilia. Grazie a tutti di queste due giornate appassionate, ricche di spunti e di interventi. Grazie ancora a Piera Mattei, che sta anche lei vegliando sulle luci intermittenti del nostro amato faro letterario. Un saluto a tutti...
Splendida questa poesia di Piera: "Febbre e vuoti di memoria" in cui sono descritti momenti dello spirito, che staccato dai sensi, giunge fino al noumeno delle cose, per capire poi, fino in fondo, come l'oggi soffochi lo slancio vitale, trascinato nel greve aliseo della mediocrità.
Se tutti avessimo questi momenti di conoscenza pura dell'essenza delle cose, riusciremmo senz'altro a difenderci dall'aggressività della vita e ci riconcilieremmo con noi stessi e con gli altri. Grazie piera, per la tua sensibilità
Maria Rita Pennisi
Caro Luigi,
vorrei ringraziarti di cuore, per aver creato questo blog, che per me e credo per tutti noi, è diventato un piacevole salotto letterario, in cui incontrarsi e parlare con gli autori e fra di noi. Penso che non ci sia cosa più bella di quella di poter dialogare, discutere e scambiarsi pareri. Approfitto di questo spazio, per salutare te, Mavie, Simona, Alessio,Lia, Consuelo, Francesco, M.Lucia e tutti quelli che stanno intevenendo e che interverranno.
Mi congratulo, inoltre, con te, per la magnifica introduzione, per la scelta delle foto e delle poesie e per l'itervista che hai fatto a Piera, con cui ci hai dato la possibilità di conoscere meglio Piera e la sua attività letteraria. Un abbraccio.
Maria Rita Pennisi
Caro Luigi, Carissimi amici di Luigi e miei, grazie per questa conversazione amichevole e slow.
Grazie anche ai nuovi intervenuti, quelli che stimo e conosco e quelli che restano nell'ombra, ammiratori discreti.
In particolare un saluto affettuoso a Maria Rita e agli altri amici catanesi.
Tra poche ore sarò a Firenze per festeggiare il riconoscimento "opera prima" a Brunetta Ricci, una donna coraggiosa e acuta, che amo molto. E' organizzata dall'associazione il Fiore, sulle colline vicino a Bellosguardo di foscoliana memoria.
Tra i relatori Maria Grazia Beverini, Renzo Gherardini, Ernestina Pellegrini, italianista fiorentina che ho già citato in una risposta alle domande di Luigi.
Aprirò nuovamente il mio computer nel tardo pomeriggio di domani.
A PRESTO!
Luigi,dimenticavo di segnalarti che l'editore Manni ha posto sul suo sito l'intera tua intervista-profilo, sotto la voce rassegne stampa
CIAO!
Cara Piera, sono in Sicilia, giunto stamani, dopo l'ennesimo mio viaggio in pullman. Grazie a te delle cose che mi scrivi, grazie a te della segnalazione all'editore Manni (questo mi onora veramente), grazie a tutti gli amici che sono intervenuti e che continuano ad arricchire queste mie pagine. Che serata meravigliosa ti attende, cara Piera, e approfitto di questo spazio per mandare un grande in bocca al lupo a Brunetta Ricci per il suo splendido esordio. Saremo con te, cara Piera, e con tutti gli amici raccolti a far festa alla nuova autrice. Ci aggiorniamo al tuo rientro, credo che il Faro continuerà ancora a raccogliere altri bellissimi commenti. Ti abbraccio, buon viaggio, a presto...
Maria Rita cara, sono io che ringrazio voi. Il blog, per sua intima natura, è un fatto naturalmente comunicativo. Se mancasse uno dei due elementi (il mittente o il destinatario) il blog morirebbe, e la sua vita smetterebbe di fluttuare nel vasto oceano del virtuale. Il Faro è vivo solo perché i naviganti passano a visitarlo, lasciando immagini, sogni, emozioni e suggestioni. Siete voi la sua linfa, e gli scrittori ne diventano il contenuto. Tutto questo valorizza e dà senso all'incontro con gli autori, diventa uno strumento di effettivo approfondimento. Grazie ancora dell'affetto, continua a scrivere quando vuoi. Ti abbraccio...
Credo che Melanconia animale sarà il primo libro di Piera Mattei che leggerò perchè credo di avere una certa attrazione per la malinconia e soprattutto per gli animali che si presentano spesso nei miei racconti. Un saluto a Piera che ho conosciuto anche se meno di quanto avrei voluto e che mi è sembrata una donna di grande sensibilità. Grazie a Luigi per avermi dato modo di incontrare persone così interessanti. Lorenza
E' una gioia leggere che il Faro diventa occasione e tramite per i buoni libri. Cara Lorenza, grazie anche a te dell'affettuoso contributo: avrete modo di conoscere meglio Piera quando organizzeremo il suo viaggio in Sicilia. Saranno giorni intensi, e parleremo con lei della sua scrittura. Grazie ancora della presenza, a presto, ti abbraccio...
Un saluto a Piera Mattei e a tutti i lettori dai vicoli di Ortigia. Stamani è una giornata di piena estate...
Caro Luigi,
le poesie che ci hai proposto, tratte da "L'equazione e la nuvola" possiedono tutte uno splendido candore, frutto di uno sguardo incantato e disincantato a un tempo, che resta sospeso su ogni cosa, su ogni fiore, su ogni gesto, capace di far partecipe il lettore di quest'armonia, che ricompone l'anima nei sui segmenti.
Maria Rita Pennisi
Caro Luigi, sono tornata da Firenze e lì, il mattino dopo la presentazione del libro di Brunetta Ricci, sono andata a una mostra a Palazzo Strozzi che mi ha colpito molto e ho sentito attinente alla mia poetica, e quindi ai discorsi che stiamo facendo insieme in questi giorni: "De Chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus – uno sguardo nell'invisibile".
Vorrei riportare brevi passi da uno dei saggi che l'accompagnava in catalogo: "Uno sguardo nell'invisibile di Wieland Schmied":
"L'invisibile è stato il grande amore della modernità, e rendere visibile l'invisibile la sua passione.[...] Non è forse inutile sottolineare che la riflessione che caratterizza gli artisti presenti in questa mostra e riconducibile,direttamente o indirettamente, alla filosofia di Friedrich Nietzsche[...] Di fondamentale importanza è inoltre nei ragionamenti di quesro filosofo del mondo terreno e materiale. Nel pensiero di Nietzsche tute le sensazioni si concentrano sull' aldiquà...si fa beffe del pensiero di un possibile aldilà. Anche l'invisibile deve quindi appartenere a questo mondo e essere comprensibile. Non può essere cercato in una qualche dimensione trascendentale, ma deve essere rintracciato qui e ora."
In altre parole è quanto implica la mia poetica di "La materia invisibile", quella che sento essere, con un'espressione ossimorica, l'alta spiritualità, presupposto di una profonda ricerca artistica, del materialismo.
Forse è quanto Maria Rita indica come sguardo incantato e disincantato ad un tempo, in cui mi ritrovo davvero,GRAZIE!
Cara Lorenza, l'amore per gli animali è la "com-passione", quel sentire che siamo simili, che abbiamo un destino simile.
Ti confesso che non riesco, soprattutto d'estate ad amare gli insetti, lì siamo a una guerra che sono loro i primi a scatenare. Poi non hanno quello sguardo pieno di sorriso che hanno i miei gatti, ma tutti i mammiferi in genere, anche i leoni, quando sono tranquilli.
Mi farà davvero piacere se riuscirai a leggere "Melanconia animale", potremo tornare a parlarne!
Cara Piera,
grazie delle belle cose, che dici di me. Anch'io sono stata ieri ad una mostra. E' stata organizzata a Catania dal critico d'arte Francesco Gallo, con cui sono amica dai tempi dell'università. Quattordici artiste si sono espresse in diverse branche, che andavano dalla pittura, ai tessuti, alla fotografia, alla scultura. E' stato bello vedere nelle opere la traccia interiore, che ognuna di loro ha lasciato. Sembrava quasi che quegli oggetti avessero un loro respiro. Sono rimasta positivamente impressionata. Il discorso poi di Francesco Gallo sulla nascita dell'Occidente, come affermazione della donna e di tutto l'universo femminile, il suo riferimento a Sofonisba Anguissola e ad Artemisia Gentileschi, come frutti di questa cultura, ha riscosso un grande successo. Con Francesco condivido l'ammirazione per le donne, che nonostante tutti gli impegni familiari e lavorativi, riescono a dedicarsi alla cultura e ne fanno una ragione di vita, perché sensa cultura e senza sensibilità si resta sempre fuori, non si riesce a percepire il mondo, non si riesce a capire ciò che accade intorno nè tanto meno ciò che accade dentro di noi.
Un abbraccio
Maria Rita Pennisi
Cara Maria Rita,
mi porti a una riflessione che ora con le pubblicità estive è assillante: il nostro tempo impone una cura ossessiva del corpo, della sua avvenenza, della sua adeguatezza a canoni stabiliti, una mania che fa vittime tra le donne soprattutto, ma ormai ha aggredito anche gli uomini.
Per fortuna molte donne, ed è un fenomeno rilevante anche questo, decidono di dedicare la loro testa, i loro pensieri e il loro tempo, all'arte, ad attività libere e liberatorie, alla riflessione su quanto è giusto, a un'educazione conseguente dei giovani.
La Sicilia, ho avuto modo di notarlo nei miei frequenti viaggi, in questo senso non è periferica, c'è una tradizione importantissima e un notevole fermento attuale, originalissimo. E le donna siciliane sono spesso dotate di grande forza. Un applauso.
Cara Piera,
quello che dici è esatto. Le donne siciliane sono dotate di grande forza. Basti pensare a quelle che si sono ribellate alla violenza, spesso solo psicologica, di usi e costumi che facevano della donna una schiava. Gli esempi più eclatanti che mi vengono in mente sono quelli di Franca Viola, che non volle sposare il suo seduttore, dopo il rapimento, sfidando l'opinione pubblica o quello di Rosa Balistreri, che dovette sicuramente lottare per affermarsi come artista donna, in un universo che allora era tutto al maschile. Ma tante sono ancora le donne che nel mondo non riescono a far sentire la loro voce.
Un affettuoso saluto.
Maria Rita
Re-ligio vuol dire legame. Legame d'amore con la divinità, non rapporto che genera morte, strumentalizzazione umana, troppo umana.
Se una religione si fa veicolo di morte e oppressione ha tradito il senso del suo legame originario.
Anche il rapporto con la parola è una sorta di religione. Quando la parola è coartata, strumentalizzata, è allora che viene tradita, cioè consegnata alla menzogna.
Penso ancora una volta a Keats e alla sua religione della sofferenza e della parola, a tutti gli artisti che sono stati coerenti con la loro idea di bellezza.
Penso a chi ha fatto della religione uno strumento di arricchimento spirituale e promozione umana.
Piera, condivido con te l'amore per Leopardi - argomento della mia tesi di laurea - e Dante. Sacerdoti della parola, indefettibili nella loro ricerca della verità.
Maria Lucia
...il nome che più non chiami
che non leggi più
senza incendio
brucia
- s'annera
La vita è piena di rimpianti e io, tra tanti, ne ho uno che vorrei qui condividere. Rimpiango tutto il tempo che i miei studi scientifici hanno tolto alla letteratura e alla poesia.
Non sono in grado di analizzare queste poche magnifiche righe di Piera nè di darne dotte interpretazioni.
Ma una cosa sono in grado di fare: raccontarvi che mi hanno perforato l'anima e da lì sono risalite in superficie espandendosi in onde che mi hanno increspato la pelle.
Se c'è una cosa di cui sono grata a Luigi è avermi fatto conoscere, personalmente o attraverso le loro pagine, tanti autori che prima mi erano sconosciuti.
No, mavie, davvero non rimpiangerei il tempo trascorso negli studi scientifici. Molti scrittori sono partiti da lì.
Anche Keats, rimasto orfano su "istigazione" del suo tutore si era rivolto agli studi di medicina, ed aveva raggiunto un diploma che forse oggi chiameremmo laurea di primo livello. Quegli studi gli permisero di capire subito il significato letale dei sintomi della malattia. Ne era disperato, Maria Lucia, soprattutto perché pensava di non avere ancora scritto la poesia che lo consegnasse all'eternità. Come è noto, la scritta che volle sulla sua tomba non riportava il suo nome, sarebbe stata la tomba anonima di un uomo il cui nome era stato "scritto sull'acqua".
del resto oggi, Maria Lucia, troppi nomi affollano le cronache e persino le testate dei giornali, vedi il fenomeno Taricone.
Ma una perpetuità tutta terrena, come quella che pensavano di raggiungere le grandi anime dell'ottocento, ora, temo, non sia un possibile obiettivo. Ora al successo concorrono troppi altri fattori tra cui l'industria culturale, i guadagni.
C'è, però, quasi del miracoloso nel fatto che la grandezza delle anime del passato ancora abbia la forza di coinvolgerci.
C'è del miracoloso anche nel fatto che ancora trovi modo di esprimersi una letteratura al di fuori della logica di mercato.
Mavie, volevo dirti ancora qualcosa che forse già per diretta esperienza saprai. Che certa letteratura, la poesia in particolare, desidera anzitutto annidarsi nella memoria del lettore, restare lì, impressa, che il piccolo o grande brivido che attraversa l'autore mentre scrive si comunichi al lettore. Solo in un secondo tempo sarà utile egratificante organizzare gli strumenti di un discorso critico.
Grazie a voi, Mavie e Maria Lucia, per gli amichevoli e sensibili stimoli al discorso.
Cara Piera, sono felice degli stimoli che continui a regalare ai nostri amici del Faro. Oggi mi trovo con Alessio Dimartino in Sicilia, a Siracusa, con gli allievi siciliani. Un saluto al volo, ma tornerò a scrivere con più calma a partire da lunedì, e martedì stesso conto di essere a Roma. Un saluto caro a Maria Rita, Mavie, Maria Lucia, e tutti coloro che continuano a seguire affettuosamente questo mio spazio di libertà e di parola...
a te e ad Alessio gli auguri di una bella presentazione!
Cara Piera, un saluto anche da Antonella Manca, che ci ha ospitati, e che ti ricorda con vero piacere. La presentazion è stata molto intensa e ci siamo interrogati a lungo sui temi della scrittura e del romanzo. E poi la magia notturna di Ortigia e della sua grecità ancestrale e chiusura in pizzeria con tutto il gruppo. Che meraviglia portare in giro le parole e la propria scrittura. Qui ti aspettano tutti, e in autunno reclamano la tua venuta in terra siciliana. Grazie di cuore degli auguri, un saluto caro pure da parte di Alessio
Cara Piera, Sebastiano sono in realtà io. E' solo un problema di connessione. Il computer da cui scrivo, qui a Siracusa, mi segnala col nome del suo proprietario. Luigi La Rosa
Caro Luigi, avevo riconosciuto il tuo stile, la tua inconfondibile voce. Però, a pensarci bene, d'ora in avanti, qualche volta, mi verrà di chiamarti sebastiano.
Sai come la Sicilia sia attraente per me! e la tua presenza, la tua organizzazione (in realtà credo del tutto naturale) fa di ogni incontro una festa. Quindi spero davvero d'incontrare gli amici siciliani in autunno, come dici.
cara antonella, anch'io ho di te un vivo ricordo. Spero che ci rivedremo presto.
Carissima, interessante questo gioco del "sebastiano". Grazie delle belle cose che mi scrivi, ci torneremo certamente insieme in Sicilia, dove percorreremo giorni magici di parole e di sogni. Ci vediamo presto, un abbraccio caro (appena arrivato a Messina)...
Anche se contribuisco alla discussione più di una settimana dopo che quest'intervista è stata pubblicata, voglio dire anch'io che ho sempre apprezzato la chiarezza e leggerezza della scrittura di Piera. È sintomatico che il ciclo che apre il libro "L'equazione e la nuvola" riferisca a Paul Dirac, il fisico che ha sempre enfatizzato la bellezza della matematica ed è partito dalla bellezza matematica anche con alcune sue previsioni scientifiche.
Una delle mie poesie preferite è, come ho accennato anche a Piera, "Il mio nome", nella quale la poetessa parla della vuotezza e, al tempo stesso, l'invincibilità del nome che "non ti lascia", che "cancelli dai fogli / ma lo porti impresso nelle iridi". Il nome (il nostro "significante", ciò che ci rende codificabili) non ci lascia esistere senza di lui. Un'idea forte presentata in modo elegante.
Cara Maarja, grazie del contributo. La vita del blog è lenta, mutevole, cangiante, ricca, e tutto è sempre attuale, tutto conferisce valore e profondità alle riflessioni già accumulate. Condivido a pieno il suo giudizio sulla scrittura di Piera e mi piace molto la sua espressione: "un'idea forte presentata in modo elegante". Anche a me è successo spesso, leggendo delle pagine di Piera, di pensare a questa forza che diviene letterariamente eleganza, stile, bellezza. E' per questo che la amiamo. Continui a seguire il mio blog e spero di leggerla ancora, presto. Un caro saluto
Salve, scrivo da Pistoia, e mi chiamo Giovanna. Faccio l'insegnante, mestiere "ingrato" visti gli ultimi sviluppi della situazione scolastica italiana. Ma la scrittura è comunque una mia grande passione e una valvola di sfogo. Complimenti per la puntualità del blog e per la cura grafica di chi lo cura. Vorrei domandare alla poetessa quali siano i suoi motivi principali di ispirazione nello scrivere, e quanto consideri la poesia utile al fine di una resistenza al vuoto politico e culturale dei giorni nostri? Grazie. Saluti a tutti
Un grazie di cuore a Maarja e Giovanna per i loro commenti. E' grazie a lettori come voi che il blog continua a vivere e a pulsare, come un grande cuore, irradiando la sua luce. Grazie a Piera Mattei, che continua a regalarci le sue belle risposte (Piera, sono tornato, sono di nuovo a Roma...) Grazie infine ai numerosi e affezionati lettori che, ormai da oltre una settimana, continuano a seguire gli interventi e portano la ricchezza del loro pensiero e delle loro testimonianze personali. E' questo la scrittura: contatto, scambio, comunicazione. Così mi piace pensarla e viverla. Un saluto a tutti, e buon proseguimento...
Cara Maarja, GRAZIE per essere intervenuta, sempre con il tuo acume critico e il tuo stile così elegante, con la forza che ben conosco anche dalle tue poesie.
Maarja Kangro, vorrei presentarla agli altri amici del blog, è una poetessa estone, ancora piuttosto giovane e di notevole valore. Ma come tutti possono verificare, l'italiano è una delle sue molte "seconde" lingue, nelle quali si muove con la massima libertà. Maarja è anche una squisita traduttrice, anche di poeti italiani, tra i quali vorrei citare Magrelli. Spero accenda il vivo interesse di tutti.
Maarja cara, spero che si presenterà presto un'altra occasione d'incontro, oltre a questa sul blog!
Cara Giovanna da Pistoia,
la tua città m'ispira simpatia, anche perché alcuni anni fa ho collaborato con le edizioni Via del Vento, che trovo sempre molto eleganti e originali. Puntuali, anche loro, che è virtù di re. Certamente tu le conoscerai.
Quanto alla domanda che mi fai, sono certa che ogni espressione artistica che non parta da "esclusivo" narcisismo, che non parta dal presupposto di avere successo e di far soldi, sia di per sé politica. Non fraintendermi, se poi il successo viene, EVVIVA!
L'ho scritto più sopra: non riesco a scrivere racconti o poesie di "argomento" chiaramente politico. Il mio pensiero che è molto ben definito, è sottinteso nella scrittura di racconti e poesie.
Su "Lucreziana 2008", che è una rivista on -line, e implica una scrittura giornalistica, invece ho preso apertamente posizione su diversi fatti che riguardano la storia recente del nostro paese. "Lucreziana 2008" riprenderà presto, dopo una breve pausa.
Carissima Maarja, ho scritto e postato più volte (non so perché non compaia!) una caloroso GRAZIE! del tuo intervento pieno di acume critico, nel tuo bello stile!
Ho sempre provato nei confronti del mio nome una sorta di imbarazzo, mai però ho pensato di farmi chiamare altrimenti: un "pietra" a cui è stata sottratta la T, mutando istantaneamente un suono molto duro in uno eccessivamente dolce e vocalico.
Certo però nella poesia alludo anche al nome come destino biologico e destino dell'opera, dell'operare.
Vorrei, a questo punto, presentare a tutti gli amici del blog Maarja Kangro: poeta estone ancora giovane di età, molto originale e matura di stile. Come potete constatare l'italiano e una delle sue "seconde" perfette lingue (altre sono , se ben ricordo, il russo, il tedesco, il francese etc..) Maarja è anche traduttrice. Tra i grandi italiani che ha tradotto vorrei citare Zanzotto e Magrelli.
Spero, carissima, che dopo questo breve incontro nel blog, avremo ancora modo d'incontrarci, di persona, presto!
ora è sparita la risposta a Giovanna di Pistoia!Che succede?
Torno a scrivere la risposta a Giovanna di Pistoia, che, dopo essere comparsa, è sparita!
Ti dicevo Giovanna che la tua città per me è collegata con una gradevole collaborazione con le edizioni di Via del vento, che forse tu conoscerai. Sono originali, ben curate e anche loro molto puntuali.
Quanto alla domanda che mi poni: scrivevo che il mio pensiero, laico e fondato sul riconoscimento che la vita è una nelle sue molteplici manifestazioni, è sottinteso in ogni cosa che scrivo.
Un discorso esplicito, anche di puntuale chiarimento su alcuni fatti della recente storia italiana, compete invece allo stile giornalistico del mio "Lucreziana 2008", a cui tornerò prestissimo, dopo una breve pausa.
Ma per chi vuole opporsi alla cultura imperante oggi non c'è altro mezzo che essere con orgoglio se stessi, non cedere a compromessi perché oggi così si fa!
Grazie della tua partecipazione e speriamo che questa volta il folletto mediatico non cancelli di nuovo!
ORA è SCOMPARSA LA RISPOSTA A MAARJA!!!!!!
Carissima Piera,
Luigi è riuscito a esprimere in modo molto accurato e coinvolgente il tuo pensiero. In diverse occasioni ho avuto modo di incontrarti e apprezzare la tua cultura e il tuo lavoro. In particolare ho potuto approfondire “Melanconia animale” che, come ricorderai, abbiamo trattato durante uno stage di scrittura. Una raccolta molto bella, ricordo il titolo di uno dei racconti che mi ha colpito più degli altri: Il tatuaggio. Una storia semplice ma incisiva. Di quelle che fanno capire che il racconto richiede maestria e cura dei dettagli per poter “catturare” il lettore con poche righe. Io sono un’amante dei racconti e mi ha fatto piacere leggere in quest’intervista ciò che si dice al riguardo. E’ un pregiudizio pensare che sia più facile da scrivere rispetto al romanzo solo perché meno lungo. Senza nulla togliere al romanzo, penso ci siano autori che riescano a esprimersi al meglio proprio attraverso la misura breve, che permette di veicolare emozioni più immediate e intense. Infatti ho sentito autori di romanzi affermare che non si sentirebbero a loro agio a scrivere racconti e viceversa. Si tratta di una scelta dunque, non legata alla facilità. Spero di incontrarti presto, un caro saluto Claudia Mereu
Carissimo Luigi, volevo complimentarmi ancora una volta con te per il modo originale in cui hai portato avanti l’intervista di Piera Mattei. Non con le solite domande scontate, ma scavando in profondità nella poetica dell’autrice, per farci arrivare il suo pensiero nel modo più completo possibile. Belle anche le foto. Sono d’accordo con te quando dici che è meglio pubblicare poche interviste ben curate, piuttosto che tante uguali a tante… E se questo significa maggiore lentezza poco importa. In un’epoca in cui siamo abituati al tutto e subito, fa bene soffermarsi e meditare quello che leggiamo Un abbraccio Claudia Mereu
Carissima Piera,
Luigi è riuscito a esprimere in modo molto accurato e coinvolgente il tuo pensiero. In diverse occasioni ho avuto modo di incontrarti e apprezzare la tua cultura e il tuo lavoro. In particolare ho potuto approfondire “Melanconia animale” che, come ricorderai, abbiamo trattato durante uno stage di scrittura. Una raccolta molto bella, ricordo il titolo di uno dei racconti che mi ha colpito più degli altri: Il tatuaggio. Una storia semplice ma incisiva. Di quelle che fanno capire che il racconto richiede maestria e cura dei dettagli per poter “catturare” il lettore con poche righe. Io sono un’amante dei racconti e mi ha fatto piacere leggere in quest’intervista ciò che si dice al riguardo. E’ un pregiudizio pensare che sia più facile da scrivere rispetto al romanzo solo perché meno lungo. Senza nulla togliere al romanzo, penso ci siano autori che riescano a esprimersi al meglio proprio attraverso la misura breve, che permette di veicolare emozioni più immediate e intense. Infatti ho sentito autori di romanzi affermare che non si sentirebbero a loro agio a scrivere racconti e viceversa. Si tratta di una scelta dunque, non legata alla facilità. Ho postato il commento due volte ma non lo vedo pubblicato, spero sia la volta buona. Un caro saluto Claudia Mereu
Care Maarja e Giovanna, grazie anche a nome mio dei vostri splendidi interventi sul blog. E' grazie a lettori come voi che questo spazio continua a vivere e pulsare, come un grande cuore. Oggi internet ha dato problemi di pubblicazione di alcuni commenti durante tutto il pomeriggio, deve essere stato un problema di server. Pertanto, mi scuso con chi avesse scritto e non fosse riuscito a leggere il proprio contributo. Cara Piera, grazie pure a te del tempo che ci stai dedicando. Un abbraccio a tutti...
Cara Claudia, le tue parole mi commuovono. Ho veramente molta stima di te, del tuo percorso, della tua scrittura, del tuo bisogno esistenziale di raccontare storie. Sei una delle poche persone che conosco - e che più ammiro - per le quali la scrittura non è qualcosa che si fa, ma un modo di essere, di esistere, di stare al mondo. Una necessità intima, vitale, insostituibile. E anche un'identità. Sono certo che farai grandi cose, le aspettiamo tutti. Mi fa piacere che tu abbia gradito l'intervista a Piera Mattei. Grazie. Come tu sai, volevo che il Faro fosse un angolo di libertà e di pensiero dove ancora incontrare autori veri, discutere insieme su temi anche lontani dall'editoria attuale o dal sempre più televisivo giornalismo contemporaneo, aprirsi a possibili interrogativi. Spero che continui a seguirmi sempre e a scrivere spesso. Le tue annotazioni sono sempre particolarmente illuminanti. Un saluto caro...
Cara Claudia, dopo giorni di malfunzionamento, oggi sembra che la connessione sia tornata normale.
Ti ringrazio molto per aver partecipato al dibattito con precise osservazioni. Avremo certamente l'occasione di confrontarci ancora.
Vorrei infine dire qui a tutti i frequentatori di questo blog che Luigi è stato un incontro importante per me. Non ricordo esattamente, Luigi, era forse sette o otto anni fa?
Credo che l'apertura di Luigi, la sua capacità d'intessere rapporti duraturi e di farli intrecciare tra loro a chi lo frequenta, nel nome della letteratura, sia una dote rara, oggi. GRAZIE, LUIGI!
Cara Piera, le tue parole mi commuovono profondamente. Non so che altro aggiungere, oltre alla gratitudine per l'amicizia e per l'affetto. La letteratura è per me un atto emotivo e fortemente empatico di comunicazione, senza ponti non avrebbe vita né significato. E noi tutti saremmo assai più poveri. Grazie a te e ai tanti lettori che hanno animato questa mia pagina, contribuendo alla discussione. Do a tutti appuntamento alle prossime uscite, in occasione delle quali spero di leggerti ancora, carissima. A presto, un augurio di buona estate e di un mare di bellissime letture, magari intorno al nostro faro...
Ora capisco quando Luigi nomina spesso Piera con quell'espressione ammirata...
mea culpa - non avevo ancora letto niente, e le occasioni in cui ci siamo viste abbiamo scambiato davvero poche parole - l'ultima volta con Francesco Costa e gli altri alla proiezione del suo film-.
Cara Piera ho adorato la foto davanti alla statua di Giordano Bruno! e con la neve che copre le passioni e le idee ardenti!
Devo assolutamente leggere Melanconia animale e poi sarà la volta de La materia invisibile...
seppur con ritardo...
tanti cari saluti a Piera, Luigi, Alessandro
Carla
http://carlape.splinder.com
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